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18 | capitolo ii. |
di assestargli, e che avrebbe dovuto spaccargli la fronte alla radice del naso.
Il canadese aveva fatto a sua volta un salto indietro, e dopo essersi passate le mani sul punto colpito, operando un energico massaggio, aveva detto, con voce perfettamente tranquilla:
— Siamo pari, signor Torpon. Io mi aspettavo il famoso colpo di Tom Powell.
— Verrà più tardi, — rispose l’americano.
— Uhm!... Ne dubito!... Ormai ho conosciuto il vostro giuoco.
— Non ancora; miss Ellen giudicherà. —
Un altro hurràh entusiastico aveva salutato quel colpo, mandato però questa volta esclusivamente dagli spettatori americani. I canadesi e gli inglesi erano rimasti impassibili come per dimostrare la piena fiducia che avevano nel loro campione.
I due partners si erano nuovamente avanzati, offrendo ai due lottatori del brandy.
L’americano tracannò d’un fiato il suo, mentre invece il signor di Montcalm lo respingeva, dicendo al partner:
— Noi canadesi non abbiamo paura del freddo e non abbiamo sempre bisogno di scaldarci.
— Vi darà maggior animo, — gli disse sottovoce il maestro di boxe.
— Ne ho da vendere: aspettate un po’ e vedrete che cosa ne farò del mio rivale. È ora di finirla una buona volta.
— Per l’onore della vecchia Francia picchiate sodo e demolitemi per bene quell’insolente yankee. Ricordatevi del colpo segreto che vi ho insegnato e che credo valga meglio di quello di Tom Powell.
— Lasciate fare a me, maestro.