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308 capitolo xxv.

CAPITOLO XXV.


Il ritorno.


— Ebbene, signor Gastone, come va dunque?

— Ho un freddo terribile, mio buon Walter.

— Sfido io!... Con quel po’ po’ di ghiaccio che avevate intorno!... L’acqua non doveva essere certamente calda.

— Chi mi ha ripescato?

— Quel bravo Dik. Corpo di tutti i fulmini di Giove, quell’uomo è un vero orso marino.

Si è appena cambiato ed è corso subito fuori per cercare di trovare l’altro, ma io non credo che sia tanto fortunato, o meglio tanto sfortunato, poichè quel bisonte americano sta meglio in fondo all’oceano artico piuttosto che sopra.

— Il canotto dunque?

— Si è staccato nel momento in cui l’ice-berg si rovesciava ed abbiamo potuto raccoglierlo subito essendo stato scaraventato sulla spiaggia dal contraccolpo dell’onda.

— Che sia proprio morto, Torpon?

— Vorrei sperarlo, signor Gastone, — rispose lo studente.

Nel carrozzone, bene riscaldato, poichè la stufa, abbondantemente alimentata, brontolava più forte che mai facendo gorgogliare il ramino per l’acqua del thè, regnò per alcuni istanti un certo silenzio.

Il canadese, che si trovava coricato sul suo lettuccio, sepolto sotto un mucchio di coperte di lana, aveva alzato la testa e pareva che ascoltasse ansiosamente.