Pagina:Vannicola - De profundis clamavi ad te, 1905.djvu/116

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sessant’anni, il marmo vivente d’una carne di femmina pubblica.



Intorno a me il crepuscolo ombrava il piano, lontanava l’orizzonte, serenava il cielo angelicava l’ora.

La malinconia d’una campana lontana si stendeva e languiva nostalgicamente per la campagna piú muta d’una tomba.

Alta come lo spirito sul corpo, gonfia di tutto l’istinto latino di universale dominazione, la cupola di Michelangelo, pareva insegnare da lontano la solitudine, la superba fede, la sufficienza di sè a sè.

E mentre l’armonia sommessa dell’Agro pareva celebrare la morte, essa era come un grido melodioso di resurrezione.

La pertinacia di un istinto puro e forte di stirpe cantava nell’alta musica solitaria delle