Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/159

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con tanta bella maniera e con un colorito sì vivo, che par quasi impossibile a crederlo. In questa tavola la Nostra Donna che siede porge il putto Gesù a San Giuseppo, il quale ha una testa che ride con tanta vivacità e prontezza, che è uno stupore; è bellissimo similmente un putto fatto per San Giovanni Battista e due altri fanciulli nudi che tengono un padiglione; vi si vede ancora un San Giovanni Evangelista, bellissimo vecchio, et un San Francesco inginocchioni che è vivo, però che intrecciate le dita delle mani l’una con l’altra e stando intentissimo a contemplare con gl’occhi e con la mente fissi la Vergine et il figliuolo, par che spiri. Né è men bello il S. Iacopo che a canto agli altri si vede, onde non è maraviglia se questa è la più bella tavola che mai facesse questo rarissimo pittore. Io credeva che dopo quest’opera e non prima avesse fatto il medesimo a Bartolomeo Lanfredini, lung’Arno fra il ponte Santa Trinita e la Carraia, dentro a un andito sopra una porta, due bellissimi e graziosissimi putti in fresco che sostengono un’arme; ma poi che il Bronzino, il quale si può credere che di queste cose sappia il vero, afferma che furono delle prime cose che Iacopo facesse, si dee credere che così sia indubitatamente e lodarne molto maggiormente il Puntormo, poiché son tanto belli, che non si possono paragonare, e furono delle prime cose che facesse. Ma seguitando l’ordine della storia, dopo le dette fece Iacopo agl’uomini di Puntormo una tavola, che fu posta in Sant’Agnolo lor chiesa principale alla capella della Madonna, nella quale sono un S. Michelagnolo et un San Giovanni Evangelista. In questo tempo l’uno di due giovani che stavano con Iacopo, cioè Giovanmaria Pichi dal Borgo a San Sepolcro, che si portava assai bene et il quale fu poi frate de’ Servi, e nel Borgo e nella pieve a Santo Stefano fece alcune opere, dipinse, stando dico ancora con Iacopo, per mandarlo al Borgo, in un quadro grande un San Quintino ignudo e martirizzato, ma perché disiderava Iacopo, come amorevole di quel suo discepolo, che egli acquistasse onore e lode, si mise a ritoccarlo, e così non sapendone levare le mani e ritoccando oggi la testa, domani le braccia, l’altro il torso, il ritoccamento fu tale, che si può quasi dire che sia tutto di sua mano; onde non è maraviglia se è bellissimo questo quadro che è oggi al Borgo nella chiesa de’ frati osservanti di San Francesco. L’altro dei due, Giovanni, il quale fu Giovan Antonio Lappoli aretino, di cui si è in altro luogo favellato, avendo come vano ritratto se stesso nello specchio, mentre anch’egli ancora si stava con Iacopo, parendo al maestro che quel ritratto poco somigliasse, vi mise mano e lo ritrasse egli stesso tanto bene, che par vivissimo; il quale ritratto è oggi in Arezzo in casa gl’eredi di detto Giovan Antonio. Il Puntormo similmente ritrasse in uno stesso quadro due suoi amicissimi: l’uno fu il genero di Becuccio Bichieraio, et un altro, del quale parimente non so il nome; basta, che i ritratti son di mano del Puntormo. Dopo fece a Bartolomeo Ginori, per dopo la morte di lui, una filza di drapelloni, secondo che usano i fiorentini, et in tutti dalla parte di sopra fece una Nostra Donna col Figliuolo nel taffetà bianco, e di sotto nella balzana di colorito fece l’arme di quella famiglia secondo che usa. Nel mezzo della filza, che è di ventiquattro drapelloni, ne fece due, tutti di taffetà bianco senza balzana, nei quali fece due San Bartolomei alti due braccia l’uno, la quale grandezza di tutti questi drappelloni