Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/169

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Medici, non gli volle servire, e poi si sarebbe messo a fare ogni cosa per un uomo vile e plebeo e per vilissimo prezzo. Onde il Rossino muratore, persona assai ingegnosa secondo il suo mestiere, facendo il goffo, ebbe da lui per pagamento d’avergli mattonato alcune stanze e fatto altri muramenti, un bellissimo quadro di Nostra Donna, il quale facendo Iacopo, tanto sollecitava e lavorava in esso, quanto il muratore faceva nel murare. E seppe tanto ben fare il prelibato Rossino, che oltre il detto quadro cavò di mano a Iacopo un ritratto bellissimo di Giulio cardinal de’ Medici, tolto da uno di mano di Raffaello, e da vantaggio un quadretto d’un Crucifisso molto bello, il quale, se bene comperò il detto Magnifico Ottaviano dal Rossino muratore per cosa di mano di Iacopo, nondimeno si sa certo che egli è di mano di Bronzino, il quale lo fece tutto da per sé, mentre stava con Iacopo alla Certosa, ancor che rimanesse poi, non so perché, appresso al Puntormo. Le quali tutte tre pitture cavate dall’industria del muratore di mano a Iacopo sono oggi in casa Messer Alessandro de’ Medici figliuolo di detto Ottaviano. Ma ancor che questo procedere del Puntormo, e questo suo vivere soletario et a suo modo fusse poco lodato, non è però se chi che sia volesse scusarlo, che non si potesse. Conciò sia che di quell’opere che fece se gli deve avere obligo; e di quelle che non gli piacque di fare, non l’incolpare e biasimare. Già non è niuno artefice obligato a lavorare se non quando e per chi gli pare; e se egli ne pativa, suo danno. Quanto alla solitudine, io ho sempre udito dire ch’ell’è amicissima degli studi. Ma quando anco così non fusse, io non credo che si debba gran fatto biasimare chi senza offesa di Dio e del prossimo vive a suo modo, et abita e pratica secondo che meglio aggrada alla sua natura. Ma per tornare (lasciando queste cose da canto) all’opere di Iacopo, avendo il duca Alessandro fatto in qualche parte racconciare la villa di Careggi, stata già edificata da Cosimo Vecchio de’ Medici, lontana due miglia da Firenze, e condotto l’ornamento della fontana et il laberinto che girava nel mezzo d’uno cortile scoperto, in sul quale rispondono due logge, ordinò sua eccellenza che le dette logge si facessero dipignere da Iacopo, ma se gli desse compagnia acciò che le finisse più presto e la conversazione, tenendolo allegro, fusse cagione di farlo, senza tanto andare ghiribizzando e stillandosi il cervello, lavorare. Anzi il Duca stesso, mandato per Iacopo, lo pregò che volesse dar quell’opera quanto prima del tutto finita. Avendo dunque Iacopo chiamato il Bronzino, gli fece fare in cinque piedi della volta una figura per ciascuno, che furono la Fortuna, la Iustizia, la Vittoria, la Pace e la Fama. E nell’altro piede, che in tutto son sei, fece Iacopo di sua mano un amore. Dopo, fatto il disegno d’alcuni putti che andavano nell’ovato della volta, con diversi animali in mano che scortano al di sotto in su, gli fece tutti, da uno in fuori, colorire dal Bronzino, che si portò molto bene. E perché mentre Iacopo et il Bronzino facevano queste figure, fecero gl’ornamenti intorno Iacone, Pierfrancesco di Iacopo et altri, restò in poco tempo tutta finita quell’opera con molta sodisfazione del signor Duca, il quale voleva far dipignere l’altra loggia, ma non fu a tempo, perciò che essendosi fornito questo lavoro a dì 13 di dicembre 1536, alli sei di gennaio seguente fu quel signore illustrissimo ucciso dal suo parente Lorenzino, e così questa et altre opere rimasono senza la loro perfezzione.