Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/179

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Il che fu cagione che finita quella cappella, a Simone fu dagl’Operai del Duomo dato a farne un’altra a similitudine di questa, dall’altra banda, acciò meglio fusse accompagnato il vano della cappella dell’altare maggiore, con ordine che, senza variare l’architettura, si variassono le figure, e nel mezzo fusse la visitazione di Nostra Donna, la quale fu allogata al detto Moschino. Convenuti dunque del tutto, misero il padre et il figliuolo mano all’opera, nella quale, mentre si adoperarono, fu il Mosca di molto giovamento et utile a quella città, facendo a molti disegni d’architettura per case et altri edifizii. E fra l’altre cose fece in quella città la pianta e la facciata della casa di Messer Raffaello Gualtieri, padre del vescovo di Viterbo, e di Messer Felice, ambi gentiluomini e signori onorati e virtuosissimi; et alli signori conti della Cervara similmente le piante d’alcune case. Il medesimo fece in molti de’ luoghi a Orvieto vicini et in particolare il signor Pirro Colonna da Stripicciano, i modelli di molte fabriche e muraglie. Facendo poi fare il Papa in Perugia la fortezza dove erano state le case de’ Baglioni, Antonio San Gallo, mandato per il Mosca, gli diede carico di fare gl’ornamenti, onde furono con suo disegno condotte tutte le porte, finestre, camini et altre sì fatte cose, et in particolare due grandi e bellissime armi di Sua Santità. Nella quale opera avendo Simone fatto servitù con Messer Tiberio Crispo che vi era castellano, fu da lui mandato a Bolsena dove, nel più alto luogo di quel castello riguardante il lago, accomodò parte in sul vecchio e parte fondando di nuovo, una grande e bella abitazione con una salita di scale bellissima e con molti ornamenti di pietra. Né passò molto che, essendo detto Messer Tiberio fatto castellano di Castel Santo Agnolo, fece andare il Mosca a Roma, dove si servì di lui in molte cose nella rinovazione delle stanze di quel castello. E fra l’altre cose gli fé fare sopra gl’archi che imboccano la loggia nuova, la quale volta verso i prati, due armi del detto Papa di marmo, tanto ben lavorate e traforate nella mitra o vero regno, nelle chiavi et in certi festoni e mascherine, ch’elle sono maravigliose. Tornato poi ad Orvieto per finire l’opera della cappella, vi lavorò continuamente tutto il tempo che visse papa Paulo, conducendola di sorte, ch’ella riuscì, come si vede, non meno eccellente che la prima e forse molto più. Perciò che portava il Mosca, come s’è detto, tanto amore all’arte e tanto si compiaceva nel lavorare, che non si faticava mai di fare, cercando quasi l’impossibile, e ciò per disiderio di gloria che d’accumulare oro, contentandosi più di bene operare nella sua professione che d’acquistare roba. Finalmente, essendo l’anno 1550 creato papa Giulio Terzo, pensandosi che dovesse metter mano da dovero alla fabrica di San Piero, se ne venne il Mosca a Roma e tentò con i deputati della fabrica di S. Piero di pigliare in somma alcuni capitelli di marmo, più per accomodare Giandomenico suo genero che per altro. Avendo dunque Giorgio Vasari, che portò sempre amore al Mosca, trovatolo in Roma dove anch’egli era stato chiamato al servizio del Papa, pensò ad ogni modo d’avergli a dare da lavorare, perciò che avendo il cardinal vecchio di Monte, quando morì, lasciato agl’eredi che se gli dovesse fare in San Piero a Montorio una sepoltura di marmo, et avendo il detto papa Giulio suo erede e nipote ordinato che si facesse e datone cura al Vasari, egli voleva che in detta sepoltura facesse il Mosca qualche cosa d’intaglio straordinaria. Ma avendo Giorgio fatti