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VITA DI MICHELE SAN MICHELE ARCHITETTORE VERONESE


Ssendo Michele San Michele nato l’anno 1484 in Verona et avendo imparato i primi principii dell’architettura da Giovanni suo padre e da Bartolomeo suo zio, ambi architettori eccellenti, se n’andò di sedici anni a Roma, lasciando il padre e due suoi fratelli di bell’ingegno, l’uno de’ quali, che fu chiamato Iacomo, attese alle lettere e l’altro, detto don Camillo, fu canonico regolare e generale di quell’Ordine; e giunto quivi studiò di maniera le cose d’architettura antiche e con tanta diligenza, misurando e considerando minutamente ogni cosa, che in poco tempo divenne, non pure in Roma, ma per tutti i luoghi che sono all’intorno, nominato e famoso. Dalla quale fama mossi, lo condussero gl’orvietani con onorati stipendi per architettore di quel loro tanto nominato tempio. In servigio de’ quali mentre si adoperava, fu per la medesima cagione condotto a Monte Fiascone, cioè per la fabrica del loro tempio principale, e così servendo all’uno e l’altro di questi luoghi, fece quanto si vede in quelle due città di buona architettura. Et noltre all’altre cose in San Domenico di Orvieto fu fatta con suo disegno una bellissima sepoltura, credo per uno de’ Petrucci nobile sanese, la quale costò grossa somma di danari e riuscì maravigliosa. Fece oltre ciò ne’ detti luoghi infinito numero di disegni per case private e si fece conoscere per di molto giudizio et eccellente, onde papa Clemente pontefice Settimo, disegnando servirsi di lui nelle cose importantissime di guerra che allora bollivano per tutta Italia, lo diede con bonissima provisione per compagno ad Antonio San Gallo, acciò insieme andassero a vedere tutti i luoghi di più importanza dello stato ecclesiastico e dove fusse bisogno dessero ordine di fortificare, ma sopra tutte Parma e Piacenza, per essere quelle due città più lontane da Roma e più vicine et esposte ai pericoli delle guerre. La qual cosa avendo essequito Michele et Antonio con molta sodisfazione del Pontefice, venne disiderio a Michele dopo tanti anni di rivedere la patria et i parenti e gl’amici, ma molto più le fortezze de’ viniziani. Poi dunque che fu stato alcuni giorni in Verona, andando a Trevisi per vedere quella fortezza e di lì a Padova pel medesimo conto, furono di ciò avvertiti i signori viniziani e messi in sospetto non forse il San Michele andasse a loro danno rivedendo quelle fortezze. Per che, essendo di loro commessione stato preso in Padova e messo in carcere, fu lungamente essaminato, ma trovandosi lui essere uomo da bene, fu da loro non pure liberato, ma pregato che volesse con onorata provisione e grado andare al servigio di detti signori viniziani. Ma scusandosi egli di non potere per allora ciò fare, per essere ubligato a Sua Santità, diede buone promesse e si partì da loro; ma non istette molto (in guisa, per averlo, adoperarono detti signori) che fu forzato a partirsi da Roma e con buona grazia del Pontefice, al qual prima in tutto sodisfece, andare a servire i detti illustrissimi signori suoi naturali. Appresso de’ quali dimorando, diede assai tosto saggio del giudizio e saper