Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/251

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che si comunica. Nel palazzo che è oggi del Duca, dipinse la capella dove udivano messa i signori, facendo nel mezzo della volta la Santissima Trinità e negl’altri spartimenti alcuni putti che tengono i misterii della Passione et alcune teste fatte per i dodici Apostoli; nei quattro canti fece gl’Evangelisti di figure intere et in testa l’Angelo Gabriello che annunzia la Vergine, figurando in certi paesi la piazza della Nunziata di Firenze fino alla chiesa di San Marco, la quale tutta opera è ottimamente condotta e con molti e belli ornamenti. E questa finita, dipinse in una tavola, che fu posta nella Pieve di Prato, la Nostra Donna che porge la cintola a San Tomaso, che è insieme con gl’altri Apostoli; et in Ognisanti fece per monsignor de’ Bonafé, spedalingo di Santa Maria Nuova e vescovo di Cortona, in una tavola la Nostra Donna, San Giovanni Battista e San Romualdo, et al medesimo, avendolo ben servito, fece alcun’altr’opere, delle quali non accade far menzione. Ritrasse poi le tre forze d’Ercole, che già dipinse nel palazzo de’ Medici Anton Pollaiolo, per Giovambattista della Palla che le mandò in Francia. Avendo fatto Ridolfo queste e molte altre pitture e trovandosi in casa tutte le masserizie da lavorare il musaico, che furono di Davit suo zio e di Domenico suo padre, et avendo anco da lui imparato alquanto a lavorare, deliberò voler provarsi a far alcuna cosa di musaico di sua mano; e così fatto, veduto che gli riusciva, tolse a far l’arco che è sopra la porta della chiesa della Nunziata, nel quale fece l’Angelo che annunzia la Madonna; ma perché non poteva aver pacienza a commettere que’ pezzuoli, non fece mai più altro di quel mestiere. Alla Compagnia de’ Battilani a sommo il Campaccio, a una loro chiesetta, fece in una tavola l’Assunzione di Nostra Donna con un coro d’Angeli e gl’Apostoli intorno al sepolcro; ma essendo per disaventura la stanza dove ell’era, stata piena di scope verdi da far bastioni l’anno dell’assedio, quell’umidità rintenerì il gesso e la scortecciò tutta, onde Ridolfo l’ebbe a rifare e vi si ritrasse dentro. Alla pieve di Giogoli, in un tabernacolo che è in sulla strada, fece la Nostra Donna con due Angeli, e dirimpetto a un mulino de’ padri romiti di Camaldoli, che è di là dalla Certosa in sull’Ema, dipinse in un altro tabernacolo a fresco molte figure, per le quali cose veggendosi Ridolfo essere adoperato a bastanza e standosi bene e con buone entrate, non volle altrimenti stillarsi il cervello a fare tutto quello che arebbe potuto nella pittura, anzi andò pensando di vivere da galantuomo e pigliarsela come veniva. Nella venuta di papa Leone a Firenze, fece in compagnia di suoi amici e garzoni quasi tutto l’apparato di casa Medici, acconciò la sala del papa e l’altre stanze, facendo dipignere al Puntormo, come si è detto, la capella. Similmente nelle nozze del duca Giuliano e del duca Lorenzo fece gl’apparati delle nozze et alcune prospettive di comedie, e perché fu da que’ signori per la sua bontà molto amato, ebbe molti ufficii per mezzo loro e fu fatto di collegio come cittadino onorato. Non si sdegnò anco Ridolfo di far drapelloni, stendardi et altre cose simili assai, e mi ricorda avergli sentito dire che tre volte fece le bandiere delle potenze che solevano ogni anno armeggiare e tenere in festa la città. Et insomma si lavorava in bottega sua di tutte le cose, onde molti giovani la frequentavano, imparando ciascuno quello che più gli piaceva. Onde Antonio del Ceraiolo, essendo stato con Lorenzo di Credi e