Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/253

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et un altro arco in brevissimo tempo alla porta al Prato nella venuta dell’illustrissima signora duchessa Leonora, come si dirà nella vita di Battista Franco. Alla Madonna di Vertigli, luogo de’ monaci di Camaldoli fuor della terra del Monte San Savino, fece Ridolfo, avendo seco il detto Battista Franco e Michele, in un chiostretto tutte le storie della vita di Giosef di chiaro scuro; in chiesa le tavole dell’altar maggiore et a fresco una visitazione di Nostra Donna che è bella quanto altra opera in fresco che mai facesse Ridolfo. Ma sopra tutto fu bellissima figura nell’aspetto venerando del volto il San Romualdo che è al detto altar maggiore; vi fecero anco altre pitture, ma basti avere di queste ragionato. Dipinse Ridolfo nel palazzo del duca Cosimo nella camera verde una volta di grottesche e nelle facciate alcuni paesi, che molto piacquero al Duca. Finalmente invecchiato Ridolfo si viveva assai lieto avendo le figliuole maritate e veggendo i maschi assai bene aviati nelle cose della mercatura in Francia et in Ferrara. E se bene si trovò poi in guisa oppresso dalle gotte, che e’ stava sempre in casa o si facea portare sopra una seggiola, nondimeno portò sempre con molta pacienza quella indisposizione et alcune disaventure de’ figliuoli. E portando così vecchio grande amore alle cose dell’arte, voleva intendere et alcuna volta vedere quelle cose che sentiva molto lodare di fabbriche, di pitture et altre cose simili che giornalmente si facevano. Et un giorno che il signor Duca era fuor di Fiorenza, fattosi portare sopra la sua seggiola in palazzo, vi desinò e stette tutto quel giorno a guardare quel palazzo tanto avolto e rimutato da quello che già era, che egli non lo riconosceva; e la sera nel partirsi disse: "Io moro contento però che potrò portar nuova di là ai nostri artefici d’avere veduto risuscitare un morto, un brutto divenir bello et un vecchio ringiovenito". Visse Ridolfo anni settantacinque e morì l’anno 1560, e fu sepolto, dove i suoi maggiori, in Santa Maria Novella. E Michele suo creato, il quale come ho detto, non è chiamato altrimenti che Michele di Ridolfo, ha fatto dopo che Ridolfo lasciò l’arte, tre grandi archi a fresco sopra alcune porte della città di Firenze, a S. Gallo la Nostra Donna, S. Giovanni Battista e San Cosimo, che son fatte con bellissima pratica; alla porta al Prato altre figure simili, et alla porta alla Croce la Nostra Donna, S. Giovanni Battista e Santo Ambrogio, e tavole e quadri senza fine, fatti con buona pratica. Et io per la sua bontà e sufficienza l’ho adoperato più volte, insieme con altri, nell’opere di palazzo, con mia molta sodisfazione e d’ognuno; ma quello che in lui mi piace sommamente, oltre all’essere egli veramente uomo da bene, costumato e timorato di Dio, si è che ha sempre in bottega buon numero di giovinetti ai quali insegna con incredibile amorevolezza. Fu anco discepolo di Ridolfo Carlo Portegli da Loro di Valdarno disopra, di mano del quale sono in Fiorenza alcune tavole et infiniti quadri: in Santa Maria Maggiore, in Santa Felicita, nelle monache di Monticelli et in Cestello la tavola della capella de’ Baldesi a man ritta all’entrare in chiesa, nella quale è il martirio di Santo Romolo vescovo di Fiesole.

IL FINE DELLA VITA DI RIDOLFO GRILLANDAI, PITTORE FIORENTINO