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VITA DI BATTISTA FRANCO PITTORE VINIZIANO


Attista Franco viniziano, avendo nella sua prima fanciullezza atteso al disegno come colui che tendeva alla perfezione di quell’arte, se n’andò di venti anni a Roma dove, poiché per alcun tempo con molto studio ebbe atteso al disegno e vedute le maniere di diversi, si risolvé non volere altre cose studiare, né cercare d’imitare, che i disegni, pitture e sculture di Michelagnolo; per che, datosi a cercare, non rimase schizzo, bozza o cosa non che altro stata ritratta da Michelagnolo, che egli non disegnasse. Onde non passò molto che fu de’ primi disegnatori che frequentassino la capella di Michelagnolo, e, che fu più, stette un tempo senza volere dipignere o fare altra cosa che disegnare. Ma venuto l’anno 1536, mettendosi a ordine un grandissimo e sontuoso apparato da Antonio da San Gallo per la venuta di Carlo Quinto imperatore, nel quale furono adoperati tutti gl’artefici buoni e cattivi, come in altro luogo s’è detto, Raffaello da Monte Lupo, che avea a fare l’ornamento di ponte Sant’Agnolo e le dieci statue che sopra vi furono poste, disegnò di far sì che Battista fusse adoperato anch’egli, avendolo visto fino disegnatore e giovane di bell’ingegno e di fargli dare da lavorare ad ogni modo; e così parlatone col San Gallo, fece tanto, che a Battista furono date a fare quattro storie grandi a fresco di chiaro scuro nella facciata della porta Capena, oggi detta di San Bastiano, per la quale aveva ad entrare l’imperatore; nelle quali Battista, senz’avere mai più tocco colori, fece sopra la porta l’arme di papa Paulo Terzo e quella di esso Carlo imperatore et un Romulo che metteva sopra quella del Pontefice un regno papale e sopra quella di Cesare una corona imperiale; il quale Romulo, che era una figura di cinque braccia, vestita all’antica e con la corona in testa, aveva dalla destra Numa Pompilio e dalla sinistra Tullo Ostilio, e sopra queste parole: "Quirinus Pater". In una delle storie, che erano nelle facciate de’ torrioni che mettono in mezzo la porta, era il maggior Scipione che trionfava di Cartagine, la quale avea fatta tributaria del popolo romano, e nell’altra a man ritta era il trionfo di Scipione minore, che la medesima avea rovinata e disfatta. In uno di due quadri che erano fuori de’ torrioni nella faccia dinanzi, si vedeva Annibale sotto le mura di Roma essere ributtato dalla tempesta, e nell’altro a sinistra Flacco entrare per quella porta al soccorso di Roma contra il detto Annibale. Le quali tutte storie e pitture, essendo le prime di Battista, e rispetto a quelle degl’altri furono assai buone e molto lodate; e se Battista avesse prima cominciato a dipignere et andare praticando tal volta i colori e maneggiare i pennegli, non ha dubbio che averebbe passato molti; ma lo stare ostinato in una certa openione che hanno molti, i quali si fanno a credere che il disegno basti a chi vuol dipignere, gli fece non piccolo danno. Ma con tutto ciò egli si portò molto meglio che non fecero alcuni di coloro che fecero le storie dell’arco di San Marco, nel