Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/340

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finita l’opera che aveva fra mano, dovesse andare in Francia a servirlo. E così arebbe fatto Taddeo, essendo i danari per mettersi a ordine stati lasciati in un banco, se non fossero allora seguite le guerre che furono in Francia e poco appresso la morte di quel Duca. Tornato dunque Taddeo a fornire in San Marcello l’opera del Frangipane, non poté lavorare molto a lungo senza essere impedito, perciò che, essendo morto Carlo Quinto imperatore, e dandosi ordine di fargli onoratissime esequie in Roma, come a imperatore de’ romani, furono allogate a Taddeo, che il tutto condusse in venticinque giorni, molte storie de’ fatti di detto imperatore e molti trofei et altri ornamenti, che furono da lui fatti di carta pesta molto magnifici et onorati; onde gli furono pagati per le sue fatiche, e di Federigo et altri che gli avevano aiutato, scudi secento d’oro. Poco dopo dipinse in Bracciano, al signor Paolo Giordano Orsini, due cameroni bellissimi et ornati di stucchi et oro riccamente, cioè in uno le storie d’Amore e di Psiche e nell’altro, che prima era stato da altri comminciato, fece alcune storie di Alessandro Magno, et altre che gli restarono a fare, continuando i fatti del medesimo, fece condurre a Federigo suo fratello, che si portò benissimo. Dipinse poi a Messer Stefano del Bufalo, al suo giardino dalla fontana di Trievi, in fresco le Muse d’intorno al fonte Castalio et il monte di Parnaso, che fu tenuta bell’opera. Avendo gl’Operai della Madonna d’Orvieto, come s’è detto nella vita di Simone Mosca, fatto fare nelle navate della chiesa alcune capelle con ornamenti di marmi e stucchi, e fatto fare alcune tavole a Girolamo Mosciano da Brescia, per mezzo d’amici, udita la fama di lui, condussero Taddeo, che menò seco Federigo, a Orvieto; dove, messo mano a lavorare, condusse nella faccia d’una di dette capelle due figurone grandi, una per la Vita Attiva e l’altra per la Contemplativa, che furono tirate via con una pratica molto sicura, nella maniera che faceva le cose, che molto non studiava. E mentre che Taddeo lavorava queste, dipinse Federigo nella nicchia della medesima capella tre storiette di San Paolo; alla fine delle quali, essendo amalati amendue, si partirono, promettendo di tornare al settembre; e Taddeo se ne tornò a Roma, e Federigo a Sant’Agnolo con un poco di febbre, la quale passatagli, in capo a due mesi tornò anch’egli a Roma. Dove la settimana santa vegnente, nella Compagnia di Santa Agata de’ fiorentini, che è dietro a Banchi, dipinsero ambidue in quattro giorni per un ricco apparato, che fu fatto per lo giovedì e venerdì santo, di storie di chiaro scuro, tutta la Passione di Cristo nella volta e nicchia di quello oratorio, con alcuni Profeti et altre pitture, che feciono stupire chiunche le vide. Avendo poi Alessandro cardinale Farnese condotto a buon termine il suo palazzo di Caprarola con architettura del Vignola, di cui si parlerà poco appresso, lo diede a dipignere tutto a Taddeo, con queste condizioni, che non volendosi Taddeo privare degl’altri suoi lavori di Roma, fusse obligato a fare tutti i disegni, cartoni, ordini e partimenti dell’opere, che in quel luogo si avevano a fare, di pitture e di stucchi, che gli uomini i quali avevano a mettere in opera fussono a volontà di Taddeo, ma pagati dal cardinale, che Taddeo fosse obligato a lavorarvi egli stesso due o tre mesi dell’anno, et ad andarvi quante volte bisognava a vedere come le cose passavano e ritoccare quelle che non istessono a