Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/348

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all’arte della pittura in Bologna, ma non fece molto frutto, perché non ebbe buono indirizzo da principio, et anco, per dire il vero, egli aveva da natura molto più inclinazione alle cose d’architettura che alla pittura, come infine allora si vedeva apertamente ne’ suoi disegni et in quelle poche opere che fece di pittura, imperò che sempre si vedeva in quella cose d’architettura e prospettiva, e fu in lui così forte e potente questa inclinazione di natura, che si può dire ch’egli imparasse quasi da se stesso i primi principii e le cose più difficili ottimamente in breve tempo, et onde si videro di sua mano, quasi prima che fosse conosciuto, belle e capricciose fantasie di varii disegni, fatti per la più parte a requisizione di Messer Francesco Guicciardini allora governatore di Bologna, e d’alcuni altri amici suoi, i quali disegni furno poi messi in opera di legni commessi e tinti a uso di tarsie da fra’ Damiano da Bergamo, dell’Ordine di San Domenico in Bologna. Andato poi esso Vignola a Roma per attendere alla pittura e cavare di quella onde potesse aiutare la sua povera famiglia, si trattenne da principio in Belvedere con Iacopo Melighini ferrarese, architettore di papa Paolo Terzo, disegnando per lui alcune cose di architettura; ma dopo, essendo allora in Roma un’accademia di nobilissimi gentiluomini e signori, che attendevano alla lezione di Vitruvio, fra’ quali era Messer Marcello Cervini, che fu poi papa, monsignor Maffei, Messer Alessandro Manzuoli et altri, si diede il Vignuola per servizio loro a misurare interamente tutte l’anticaglie di Roma et a fare alcune cose secondo i loro capricci, la qual cosa gli fu di grandissimo giovamento nell’imparare e nell’utile parimente. Intanto, essendo venuto a Roma Francesco Primaticcio, pittore bolognese, del quale si parlerà in altro luogo, si servì molto del Vignuola in formare una gran parte dell’antichità di Roma, per portare le forme in Francia e gettarne poi statue di bronzo simili all’antiche; della qual cosa speditosi il Primaticcio, nell’andare in Francia condusse seco il Vignuola per servirsene nelle cose di architettura e perché gl’aiutasse a gettare di bronzo le dette statue che avevano formate, sì come nell’una e nell’altra cosa fece con molta diligenza e giudizio. E passati duoi anni, se ne tornò a Bologna, secondo che aveva promesso al conte Filippo Pepoli, per attendere alla fabrica di San Petronio. Nel qual luogo consumò parecchi anni in ragionamenti e dispute con alcuni, che seco in quei maneggi competevano, senza avere fatto altro che condurre e fatto fare con i suoi disegni il navilio che condusce le barche drento a Bologna, là dove prima non si accostavano a tre miglia, della qual opera non fu mai fatta né la più utile né la migliore, ancor che male ne fosse rimunerato il Vignuola, inventore di così utile e lodevole impresa. Essendo poi l’anno 1550 creato papa Giulio Terzo, per mezzo del Vasari fu accommodato il Vignuola per architetto di Sua Santità e datogli particolar cura di condurre l’Acqua Vergine, e d’essere sopra le cose della vigna di esso papa Giulio, che prese volentieri a suo servigio il Vignuola per avere avuto cognizione di lui quando fu legato di Bologna. Nella quale fabrica et altre cose che fece per quel Pontefice, durò molta fatica, ma ne fu male remunerato. Finalmente avendo Alessandro cardinale Farnese conosciuto l’ingegno del Vignuola e sempre molto favoritolo nel fare la sua fabrica e palazzo di Caprarola, volle che tutto nascesse dal capriccio, disegno et invenzione del Vignuola, e nel vero non fu