Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/421

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che Nanni che proponeva queste cose gliele mostrassi: che ciò fu eseguito. E trovato il signor Gabrio esser ciò tutta malignità e non essere vero, fu cacciato via con parole poco oneste di quella fabbrica in presenza di molti signori, rimproverandogli che per colpa sua rovinò il ponte Santa Maria e che in Ancona volendo con pochi danari far gran cose "per nettare il porto lo riempiesti più in un dì che non fece il mare in dieci anni"; tale fu il fine di Nanni per la fabbrica di San Piero, per la quale Michelagnolo di continuo non attese mai a altro in 17 anni che fermarla per tutto con riscontri, dubitando per queste persecuzioni invidiose non avessi dopo la morte sua a essere mutata; dove è oggi sicurissima da poterla sicuramente voltare. Per il che s’è visto che Iddio, che è protettore de’ buoni, l’ha difeso fino ch’egl’è vissuto et ha sempre operato per benefizio di questa fabbrica e difensione di questo uomo fino alla morte. Avvenga che, vivente dopo lui, Pio Quarto ordinò a’ soprastanti della fabbrica che non si mutasse niente di quanto aveva ordinato Michelagnolo, e con maggiore autorità lo fece eseguire Pio V suo successore; il quale, perché non nascessi disordine, volse che si eseguissi inviolabilmente i disegni fatti da Michelagnolo, mentre che furono esecutori di quella Pirro Ligorio e Iacopo Vignola architetti, che Pirro volendo presuntuosamente muovere et alterare quell’ordine, fu con poco onor suo levato via da quella fabbrica e lassato il Vignola. E finalmente quel Pontefice, zelantissimo non meno dello onor della fabbrica di San Piero che della Religione cristiana, l’anno 1565 che ’l Vasari andò ’a piedi di Sua Santità, e chiamato di nuovo l’anno 1566, non si trattò se non al procuratore l’osservazione de’ disegni lasciati da Michelagnolo; e per ovviare a tutti e’ disordini comandò Sua Santità al Vasari che con Messer Guglielmo Sangalletti, tesauriere segreto di Sua Santità, per ordine di quel Pontefice andassi a trovare il vescovo Ferratino, capo de’ fabricieri di San Pietro, che dovessi attendere a tutti gli avvertimenti e ricordi importanti che gli direbbe il Vasari, acciò che mai per il dir di nessuno maligno e presuntuoso s’avessi a muovere segno o ordine lasciato dalla eccellente virtù e memoria di Michelagnolo. Et a ciò fu presente Messer Giovambatista Altoviti, molto amico del Vasari et a queste virtù. Per il che udito il Ferratino un discorso che gli fece il Vasari, accettò volentieri ogni ricordo e promesse inviolabilmente osservare e fare osservare in quella fabbrica ogni ordine e disegno che avesse per ciò lasciato Michelagnolo, et inoltre d’essere protettore, difensore e conservatore delle fatiche di sì grande uomo. E tornando a Michelagnolo, dico che innanzi la morte un anno incirca, avendosi adoperato il Vasari segretamente che ’l duca Cosimo de’ Medici operassi col Papa per ordine di Messer Averardo Serristori suo imbasciadore, che, visto che Michelagnolo era molto cascato, si tenesse diligente cura di chi gli era attorno a governarlo e chi gli praticava in casa, che venendogli qualche subito accidente, come suole venire a’ vecchi, facessi provisione che le robe, disegni, cartoni, modelli e danari et ogni suo avere nella morte si fussino inventariati e posti in serbo per dare alla fabbrica di San Piero, se vi fussi stato cose attenenti a lei, così alla sagrestia e libreria di San Lorenzo e facciata, non fussino state trasportate via, come spesso suole avvenire; che finalmente giovò tal diligenza, che tutto fu eseguito in fine. Desiderava Lionardo suo