Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/425

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croce, che alzato la testa raccomanda lo spirito al Padre, cosa divina, oltre a un Cristo con la Samaritana al pozzo. Dilettossi molto della Scrittura Sacra, come ottimo cristiano che egli era, et ebbe in gran venerazione l’opere scritte da fra’ Girolamo Savonarola per avere udito la voce di quel frate in pergamo. Amò grandemente le bellezze umane per la imitazione dell’arte per potere scerre il bello dal bello, ché senza questa imitazione non si può far cosa perfetta; ma non in pensieri lascivi e disonesti, che l’ha mostro nel modo del viver suo, che è stato parchissimo, essendosi contentato quando era giovane, per istare intento al lavoro, d’un poco di pane e di vino, avendolo usato sendo vecchio fino che faceva il Giudizio di cappella, col ristorarsi la sera quando aveva finito la giornata, pur parchissimamente; che se bene era ricco viveva da povero, né amico nessuno mai mangiò seco o di rado, né voleva presenti di nessuno, perché pareva, come uno gli donava qualcosa, d’essere sempre obligato a colui. La qual sobrietà lo faceva essere vigilantissimo e di pochissimo sonno, e bene spesso la notte si levava, non potendo dormire, a lavorare con lo scarpello avendo fatto una celata di cartoni, e sopra il mezzo del capo teneva accesa la candela, la quale con questo modo rendeva lume dove egli lavorava senza impedimento delle mani. Et il Vasari, che più volte vidde la celata, considerò che non adoperava cera, ma candele di sevo di capra schietto, che sono eccellenti, e gliene mandò quattro mazzi, che erano quaranta libbre. Il suo servitore garbato gliene portò alle dua ore di notte, e presentategliene, Michelagnolo ricusava che non le voleva, gli disse: "Messere, le m’hanno rotto per di qui in ponte le braccia, né le vo’ riportare a casa che dinanzi al vostro uscio ci è una fanghiglia soda e starebbono ritte agevolmente; io le accenderò tutte". Michelagnolo gli disse: "Posale costì, che io non voglio che tu mi faccia le baie a l’uscio". Dissemi che molte volte nella sua gioventù dormiva vestito, come quello che stracco dal lavoro non curava di spogliarsi per aver poi a rivestirsi. Sono alcuni che l’hanno tassato essere avaro; questi s’ingannano, perché sì delle cose dell’arte come delle facultà ha mostro il contrario; delle cose dell’arte si vede aver donato, come s’è detto, et a Messer Tommaso de’ Cavalieri, a Messer Bindo et a fra’ Bastiano disegni che valevano assai; ma a Antonio Mini suo creato tutti i disegni, tutti i cartoni, il quadro della Leda, tutti i suoi modegli e di cera e di terra che fece mai, che come s’è detto, rimasono tutti in Francia a Gherardo Perini gentiluomo fiorentino suo amicissimo; in tre carte alcune teste di matita nera divine, le quali sono dopo la morte di lui venute in mano dello illustrissimo don Francesco principe di Fiorenza, che le tiene per gioie, come le sono. A Bartolommeo Bettini fece e donò un cartone d’una Venere con Cupido che la bacia, che è cosa divina, oggi appresso agli eredi in Fiorenza; e per il marchese del Vasto fece un cartone d’un Noli me tangere, cosa rara, che l’uno e l’altro dipinse eccellentemente il Puntormo, come s’è detto. Donò i duoi prigioni al signor Ruberto Strozzi, et a Antonio suo servitore, et a Francesco Bandini la Pietà che roppe, di marmo. Né so quel che si possa tassar d’avarizia questo uomo, avendo donato tante cose, che se ne sarebbe cavato migliaia di scudi. Che si può egli dire, se non che io so, che mi ci son trovato, che ha fatto più disegni et ito a vedere più pitture e più muraglie, né mai ha voluto niente? Ma veniamo ai