Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/461

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o qualche altra cagione, non parve ai pittori, tuttoché fusse buon’opera, di quell’eccellenza che molte altre sue e particolarmente i ritratti. Andando un giorno Michelagnolo et il Vasari a vedere Tiziano in Belvedere, videro in un quadro, che allora avea condotto, una femina ignuda figurata per una Danae, che aveva in grembo Giove trasformato in pioggia d’oro e molto, come si fa in presenza, gliene lodarono. Dopo partiti che furono da lui, ragionandosi del fare di Tiziano, il Buonarruoto lo comendò assai, dicendo che molto gli piaceva il colorito suo e la maniera, ma che era un peccato che a Vinezia non s’imparasse da principio a disegnare bene e che non avessono que’ pittori miglior modo nello studio. "Conciò sia" diss’egli "che se quest’uomo fusse punto aiutato dall’arte e dal disegno, come è dalla natura, e massimamente nel contrafare il vivo, non si potrebbe far più né meglio, avendo egli bellissimo spirito et una molto vaga e vivace maniera." Et infatti così è vero, perciò che chi non ha disegnato assai e studiato cose scelte, antiche o moderne, non può fare bene di pratica da sé, né aiutare le cose che si ritranno dal vivo dando loro quella grazia e perfezzione, che dà l’arte fuori dell’ordine della natura, la quale fa ordinariamente alcune parti che non son belle. Partito finalmente Tiziano di Roma, con molti doni avuti da que’ signori e particolarmente per Pomponio suo figliuolo un benefizio di buona rendita, si mise in cammino per tornare a Vinezia, poi che Orazio suo altro figliuolo ebbe ritratto Messer Batista Ceciliano, eccellente suonatore di violone, che fu molto buon’opera, et egli fatto alcuni altri ritratti al duca Guidobaldo d’Urbino. E giunto a Fiorenza, vedute le rare cose di quella città, rimase stupefatto non meno che avesse fatto di quelle di Roma, et oltre ciò, visitò il duca Cosimo, che era al Poggio a Caiano, offerendosi a fare il suo ritratto, di che non si curò molto sua eccellenza forse per non far torto a tanti nobili artefici della sua città e dominio. Tiziano adunque, arrivato a Vinezia, finì al marchese del Vasto una locuzione (così la chiamarono) di quel signore a’ suoi soldati, e dopo gli fece il ritratto di Carlo Quinto, quello del Re catolico e molti altri. E questi lavori finiti, fece nella chiesa di Santa Maria Nuova di Vinezia in una tavoletta una Nunziata, e poi facendosi aiutare ai suoi giovani, condusse nel refettorio di San Giovanni e Polo un cenacolo, e nella chiesa di San Salvadore all’altar maggiore una tavola, dove è un Cristo trasfigurato in sul monte Tabor, et ad un altro altare della medesima chiesa una Nostra Donna annunziata dall’Angelo. Ma queste opere ultime, ancor che in loro si veggia del buono, non sono molto stimate da lui e non hanno di quella perfezzione che hanno l’altre sue pitture. E perché sono infinite l’opere di Tiziano, e massimamente i ritratti, è quasi impossibile fare di tutti memoria; onde dirò solamente de’ più segnalati, ma senz’ordine di tempi, non importando molto sapere qual fusse prima e qual fatto poi. Ritrasse più volte, come s’è detto, Carlo Quinto, et ultimamente fu per ciò chiamato alla corte, dove lo ritrasse, secondo che era in quegli quasi ultimi anni, e tanto piacque a quello invittissimo Imperadore il fare di Tiziano, che non volse da che prima lo conobbe essere ritratto da altri pittori,