Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/471

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farlo conoscere per suo discepolo. E così amandolo sommamente et ingegnandosi con amore e dal giovane essendo parimente amato, giudicarono i popoli che dovesse non pure essere eccellente al pari del suo maestro, ma che lo dovesse passare di gran lunga. E fu tanto l’amore e benivolenza reciproca fra questi quasi padre e figliuolo, che Iacopo non più del Tatta, ma del Sansovino cominciò in que’ primi anni a essere chiamato, e così è stato e sarà sempre. Cominciando dunque Iacopo a esercitare, fu talmente aiutato dalla natura nelle cose che egli fece, che ancora che egli non molto studio e diligenzia usasse talvolta nell’operare, si vedeva nondimeno in quello che faceva facilità, dolcezza, grazia et un certo che di leggiadro, molto grato agli occhi degli artefici, in tanto che ogni suo schizzo, o segno, o bozza ha sempre avuto una movenzia e fierezza, che a pochi scoltori suole porgere la natura. Giovò anco pur assai all’uno et all’altro la pratica e l’amicizia, che nella loro fanciullezza e poi nella gioventù ebbero insieme Andrea del Sarto et Iacopo Sansovino, i quali seguitando la maniera medesima nel disegno, ebbero la medesima grazia nel fare, l’uno nella pittura e l’altro nella scultura, per che conferendo insieme i dubbii dell’arte e facendo Iacopo per Andrea modelli di figure, s’aiutavano l’un l’altro sommamente. E che ciò sia vero ne fa fede questo, che nella tavola di San Francesco delle monache di via Pentolini è un San Giovanni Evangelista il quale fu ritratto da un bellissimo modello di terra, che in quei giorni il Sansovino fece a concorrenzia di Baccio da Monte Lupo, perché l’Arte di Por Santa Maria voleva fare una statua di braccia quattro di bronzo, in una nicchia al canto di Or San Michele, dirimpetto a’ Cimatori; per la quale ancora che Iacopo facesse più bello modello di terra che Baccio, fu allogata nondimeno più volentieri al Montelupo, per esser vecchio maestro, che al Sansovino, ancora che fusse meglio l’opera sua, se bene era giovane. Il qual modello è oggi nelle mani degl’eredi di Nanni Unghero, che è cosa bellissima, al quale Nanni essendo amico allora il Sansovino, gli fece alcuni modelli di putti grandi di terra e d’una figura d’un San Niccola da Tolentino, i quali furno fatti l’uno e l’altro di legno grandi quanto il vivo con aiuto del Sansovino, e posti alla cappella del detto Santo nella chiesa di Santo Spirito. Essendo per queste cagioni conosciuto Iacopo da tutti gl’artefici di Firenze, e tenuto giovane di bello ingegno et ottimi costumi, fu da Giuliano da San Gallo, architetto di papa Iulio Secondo, condotto a Roma con grandissima satisfazione sua; perciò che piacendogli oltre modo le statue antiche che sono in Belvedere, si mise a disegnarle. Onde Bramante, architetto anch’egli di papa Iulio, che allora teneva il primo luogo et abitava in Belvedere, visto de’ disegni di questo giovane e di tondo rilievo uno ignudo a giacere di terra, che egli aveva fatto, il quale teneva un vaso per un calamaio, gli piacque tanto, che lo prese a favorire e gli ordinò che dovesse ritrar di cera grande il Laocoonte, il quale faceva ritrarre anco da altri, per gettarne poi uno di bronzo, cioè da Zaccheria Zachi da Volterra, Alonso Berugetta spagnolo e dal Vecchio da Bologna, i quali quando tutti furono finiti, Bramante fece vederli a Raffaello Sanzio da Urbino, per sapere chi si fusse di quattro portato meglio. Là dove fu giudicato da Raffaello che il Sansovino, così giovane, avesse passato tutti gli