Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/489

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Nel tornare Lione di Spagna se ne portò duemila scudi contanti, oltre a molti altri doni e favori, che gli furono fatti in quella corte. Ha fatto Lione al duca d’Alva la testa di lui, quella di Carlo Quinto e quella del re Filippo. Al reverendissimo d’Aras, oggi gran cardinale, detto Granvela, ha fatto alcuni pezzi di bronzo in forma ovale di braccia due l’uno, con ricchi partimenti e mezze statue dentrovi. In uno è Carlo Quinto, in un altro il re Filippo, e nel terzo esso Cardinale, ritratti di naturale, e tutte hanno imbasamenti di figurette graziosissime. Al signor Vespasiano Gonzaga ha fatto sopra un gran busto di bronzo il ritratto d’Alva, il quale ha posto nelle sue case a Sabbioneto. Al signor Cesare Gonzaga ha fatto pur di metallo una statua di quattro braccia, che ha sotto un’altra figura che è aviticchiata con un’Idra, per figurare don Ferrante suo padre, il quale con la sua virtù e valore superò il vizio e l’invidia, che avevano cercato porlo in disgrazia di Carlo, per le cose del governo di Milano. Questa statua, che è togata e parte armata all’antica e parte alla moderna, deve essere portata e posta a Guastalla per memoria di esso don Ferrante, capitano valorosissimo. Il medesimo ha fatto, come s’è detto in altro luogo, la sepoltura del signore Giovanni Iacopo Medici marchese di Marignano, fratello di papa Pio Quarto, che è posta nel Duomo di Milano, lunga ventotto palmi in circa et alta quaranta. Questa è tutta di marmo di Carrara et ornata di quattro colonne, due nere e bianche, che come cosa rara furono dal Papa mandate da Roma a Milano, e due altre maggiori, che sono di pietra macchiata, simile al diaspro. Le quali tutte e quatro sono concordate sotto una medesima cornice, con artifizio non più usato, come volle quel Pontefice, che fece fare il tutto con ordine di Michelagnolo, eccetto però le cinque figure di bronzo, che vi sono di mano di Lione. La prima delle quali, maggiore di tutte, è la statua di esso Marchese in piedi e maggiore del vivo, che ha nella destra il bastone del generalato, e l’altra sopra un elmo, che è in sur un tronco molto riccamente ornato; alla sinistra di questa è una statua minore, per la Pace et alla destra un’altra fatta per la Virtù militare: e queste sono a sedere et in aspetto tutte meste e dogliose; l’altre due, che sono in alto, una è la Providenza e l’altra la Fama, e nel mezzo al pari di queste è in bronzo una bellissima Natività di Cristo di basso rilievo. In fine di tutta l’opera sono due figure di marmo, che reggono un’arme di palle di quel signore. Questa opera fu pagata scudi 7800 secondo che furono d’accordo in Roma l’illustrissimo cardinal Morone et il signor Agabrio Serbelloni. Il medesimo ha fatto al signor Giovambatista Castaldo una statua pur di bronzo che dee esser posta in non so qual monasterio, con alcuni ornamenti. Al detto Re catolico ha fatto un Cristo di marmo, alto più di tre braccia, con la croce e con altri misteri della Passione, che è molto lodata. E finalmente ha fra mano la statua del signor Alfonso Davalo, marchese famosissimo del Guasto, statagli allogata dal marchese di Pescara suo figliuolo, alta quattro braccia e da dover riuscire ottima figura di getto, per la diligenza che mette in farla, e buona fortuna che ha sempre avuto Lione ne’ suoi getti. Il quale Lione per mostrare la grandezza del suo animo, il bello ingegno che ha avuto dalla natura et il favore della fortuna, ha con molta spesa condotto di bellissima