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ARCHITETTURA 31

mo, la porta da basso, et in mezo, cosi come nella testa ha l’huomo la bocca, donde nel corpo passa ogni sorte di alimento, le finestre per gli occhi, una di quà, et l’altra di là, servando sempre parità, che non si faccia, se non tanto di quà, quanto di là negl’ornamenti, o d’archi, o colonne, o pilastri, o nicchie, o finestre inginocchiate, o vero altra sorte d’ornamento, con le misure, et ordini, che gia s’è ragionato, o Dorici, o Ionici, o Corinthi, o Thoscani. Sia il suo cornicione, che regge il tetto fatto con proporzione della facciata, secondo ch’egli è grande; et che l’acqua non bagni la facciata, et chi stà nella strada a sedere. Sia di sporto secondo la proporzione dell’altezza, et della larghezza di quella facciata. Entrando dentro nel primo ricetto sia magnifico, et unitamente corrisponda all’appiccatura della gola, ove si passa; et sia svelto, et largo, accioche le strette, o de’ cavalli, o d’altre calche; che spesso v’intervengono; non facino danno a lor medesimi nell’entrata, o di feste, o d’altre allegrezze. Il cortile figurato per il corpo sia quadro, et uguale, o vero un quadro, et mezo, come tutte le parti del corpo: et sia ordinato di porte, et di parità di stanze dentro con belli ornamenti. Vogliono le scale publiche esser commode, et dolci al salire, di larghezza spaziose, et d’altezza sfogate, quanto però comporta la proporzione de’ luoghi. Vogliono oltre accio, essere ornate, et copiose di lumi. Et almeno sopra ogni pianerottolo dove si volta, havere finestre, o altti lumi. Et in somma vogliono le scale in ogni sua parte havere del magnifico, atteso, che molti veggiono le scale, et non il rimanente della casa. Et si puo dire, che elle sieno le braccia, et le gambe di questo corpo, onde si come le braccie stanno da gli lati dell’huomo, cosi deono queste star dalle bande dell’edificio. Ne lascierò di dire, che l’altezza degli scaglioni vuole essere un quinto almeno, et ciascuno scaglione largo due terzi, cioè come si è detto, nelle scale degli edifici publici, et ne gli altri a proporzione: perche quando sono ripide non si possono salire, ne da’ putti, né da’ vecchi, et rompono le gambe. Et questo membro è piu difficile a porsi nelle fabriche, et per esser’il piu frequentato che sia, et piu commune, avviene spesso, che per salvar le stanze le guastiamo. Et bisogna, che le sale con le stanze di sotto faccino un’appartamento commune per la state, et diversamente le camere per piu persone; et sopra siano salotti, sale, et diversi appartamenti di stanze, che rispondino sempre nella maggiore: et cosi faccino le cucine, et l’altre stanze, che quando non ci fosse quest’ordine et avesse il componimento spezzato, et una cosa alta, et l’altra bassa, e chi grande, et chi picciola, rappresenterebbe huomini zoppi, travolti, biechi, et storpiati; lequali opre fanno, che si riceve biasimo; et non lode alcuna. Debbono i componimenti, dove s’ornano le facce, o fuori, o dentro, haver corrispondenza nel seguitar gli ordini loro nelle colonne, et che i fusi di quelle non siano lunghi, o sottili, o grossi, o corti, servando sempre il decoro degli ordini suoi; ne si debbe a una colonna sottile metter capitel grosso, ne base simili, ma secondo il corpo le membra, le quali habbino leggiadra, et bella maniera, et disegno. Et queste cose son piu conosciute da un’occhio buono; il quale se ha giudicio; si può tenere il vero compasto, et l’istessa misura, perche da quello saranno lodate le cose, et biasimate Et tanto basti haver detto generalmente dell’Architettura, perche il parlarne in altra maniera, non è cosa da questo luogo.


DELLA