Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 1-2, 1568.djvu/194

Da Wikisource.
98 PRIMA PARTE

(versione diplomatica)


(versione critica)


Trovandosi dunque Nicola Pisano sotto alcuni scultori greci che lavorarono le figure e gl’altri ornamenti d’intaglio del Duomo di Pisa e del tempio di S. Giovanni, e essendo fra molte spoglie di marmi, stati condotti dall’armata de’ Pisani, alcuni pili antichi che sono oggi nel Camposanto di quella città, uno ve n’avea fra gl’altri bellissimo, nel quale era sculpita la caccia di Meleacro e del porco Calidonio con bellissima maniera; perchè così gl’ignudi come i vestiti erano lavorati con molta pratica e con perfettissimo disegno. Questo pilo, essendo per la sua bellezza stato posto dai Pisani nella facciata del Duomo, dirimpetto a S. Rocco allato alla porta del fianco principale, servì per lo corpo della madre della contessa Matelda, se però sono vere queste parole che intagliate nel marmo si leggono: Anno Domini M.CXVI. IXa Kalendas Augusti obiit Domina Matthilda felicis memoriae comitissa, quae pro anima genitricis suae Dominae Beatricis comitissae venerabilis in hac tumba honorabili quiescentis in multis partibus (mirifice) hanc dotavit ecclesiam. Quarum animae requiescant in pace. E poi: Anno Domini MCCCIII. sub dignissimo Operario D. Burgundio Tadi occasione graduum fiendorum per ipsum circa ecclesiam supradictam tumba superius notata bis translata fuit, nunc de sedibus primis in ecclesiam, nunc de ecclesia in hunc locum, ut cernitis, (excellentem). Nicola, considerando la bontà di quest’opera e piacendogli fortemente, mise tanto studio e diligenza per imitare quella maniera, et alcune altre buone sculture che erano in quegl’altri pili antichi, che fu giudicato, non passò molto, il miglior scultore de’ tempi suoi, non essendo stato in Toscana in que’ tempi dopo Arnolfo in pregio niuno altro scultore, che Fuccio architetto e scultore fiorentino, il quale fece S. Maria sopra Arno in Firenze l’anno 1229 mettendovi sopra una porta il nome suo; e nella chiesa di S. Francesco d’Ascesi di marmo la sepoltura della regina di Cipri con molte figure, et il ritratto di lei particolarmente a sedere sopra un leone, per dimostrare la fortezza dell’animo di lei, la quale dopo la morte sua lasciò gran numero di danari, perchè si desse a quella fabrica fine. Nicola, dunque, essendosi fatto conoscere per molto miglior maestro che Fuccio non era, fu chiamato a Bologna l’anno 1225, essendo morto S. Domenico Calagora primo istitutore dell’ordine de’ frati Predicatori, per fare di marmo la sepoltura del detto Santo; onde convenuto con chi aveva di ciò la cura, le fece piena di figure in quel modo ch’ella ancor oggi si vede, e la diede finita l’anno 1231 con molta sua lode, essendo tenuta cosa singulare, e la migliore di quante opere infino allora fussero di scultura state lavorate. Fece similmente il modello di quella chiesa e d’una gran parte del convento. Dopo, ritornato Nicola in Toscana, trovò che Fuccio s’era partito di Firenze, e andato in que’ giorni, che da Onorio fu coronato Federigo imperadore, a Roma, e di Roma con Federigo a Napoli, dove finì il castello di Capoana, oggi detta la Vicherìa, dove sono tutti i tribunali di quel regno, e così Castel dell’Uovo, e dove fondò similmente le torri, fece le porte sopra il fiume del Volturno alla città di Capua, un barco cinto di mura per l’uccellagioni presso a Gravina, et a Melfi un altro per le cacce di verno, oltre a molte altre cose che per brevità non si raccontano. Nicola, intanto, trattenendosi in Firenze, andava non solo esercitandosi nella scultura, ma nell’architettura ancora, mediante le fabriche che s’andavano con un poco di buon disegno facendo