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VITA DI GADDO GADDI 113

(versione diplomatica)


(versione critica)


ne condusse alcune di guscia d’uova con diligenza e pacienza incredibile; come si può fra l’altro vedere in alcune, che ancor oggi sono nel tempio di S. Giovanni di Firenze. Si legge anco che ne fece due per il re Ruberto, ma non se ne sa altro. E questo basti aver detto di Gaddo Gaddi, quanto alle cose di musaico. Di pittura poi fece molte tavole, e fra l’altre quella che è in S. Maria Novella nel tramezzo della chiesa alla capella dei Minerbetti, e molte altre che furono in diversi luoghi di Toscana mandate. E così lavorando quando di musaico e quando di pittura, fece nell’uno e nell’altro esercizio molte opere ragionevoli, le quali lo mantennero sempre in buon credito e reputazione. Io potrei qui distendermi più oltre in ragionare di Gaddo, ma perchè le maniere dei pittori di que’ tempi non possono agl’artefici per lo più gran giovamento arrecare, le passerò con silenzio, serbandomi a essere più lungo nelle vite di coloro, che avendo migliorate l’arti, possono in qualche parte giovare. Visse Gaddo anni settantatrè, e morì nel 1312 e fu in S. Croce da Taddeo suo figliuolo onorevolmente sepelito. E sebbene ebbe altri figliuoli, Taddeo solo, il quale fu alle fonti tenuto a battesimo da Giotto, attese alla pittura, imparando primamente i principii da suo padre, e poi il rimanente da Giotto. Fu discepolo di Gaddo, oltre a Taddeo suo figliuolo, come s’è detto, Vicino pittor pisano, il quale benissimo lavorò di musaico alcune cose nella tribuna maggiore del Duomo di Pisa, come ne dimostrano queste parole che ancora in essa tribuna si veggiono: Tempore Domini Johannis Rossi Operarii istius ecclesiae, Vicinus pictor incepit et perfecit hanc imaginem Beatae Mariae; sed Majestatis, et Evangelistae, per alios inceptae, ipse complevit et perfecit, Anno Domini 1321, de mense Septembris. Benedictum sit nomen Domini Dei nostri Jesu Christi. Amen. Il ritratto di Gaddo è di mano di Taddeo suo figliuolo nella chiesa medesima di S. Croce nella capella de’ Baroncelli in uno sposalizio di Nostra Donna, e accanto gli è Andrea Tafi. E nel nostro libro detto di sopra, è una carta di mano di Gaddo fatta a uso di minio come quella di Cimabue, nella quale si vede quanto valesse nel disegno. Ora perchè in un libretto antico, dal quale ho tratto queste poche cose che di Gaddo Gaddi si sono raccontate, si ragiona anco della edificazione di S. Maria Novella, chiesa in Firenze de’ frati Predicatori, e veramente magnifica e onoratissima, non passerò con silenzio da chi e quando fusse edificata. Dico dunque, che essendo il beato Domenico in Bologna, et essendogli conceduto il luogo di Ripoli fuor di Firenze, egli vi mandò sotto la cura del beato Giovanni da Salerno dodici frati: i quali non molti anni dopo vennero in Fiorenza nella chiesa e luogo di S. Pancrazio, e lì stavano, quando venuto esso Domenico in Fiorenza, n’uscirono e, come piacque a lui, andarono a stare nella chiesa di S. Paolo. Poi essendo conceduto al detto beato Giovanni il luogo di S. Maria Novella con tutti i suoi beni dal legato del Papa e dal vescovo della città, furono messi in possesso e cominciarono ad abitare il detto luogo il dì ultimo d’ottobre 1221. E perchè la detta chiesa era assai piccola, e risguardando verso occidente aveva l’entrata dalla piazza vecchia, cominciarono i frati, essendo già cresciuti in buon numero e avendo gran credito nella città, a pensare d’accrescer la detta chiesa e convento. Onde, avendo messo insieme grandissima somma di danari, e avendo