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VITA D'AGOSTINO, ET AGNOLO 139

(versione diplomatica)


(versione critica)


d’Arezzo una mitera con fregiature bellissime di smalti et un pasturale d’argento molto bello. Lavorò il medesimo al cardinale Galeotto da Pietramala molte argenterie, le quali dopo la morte sua rimasero ai frati della Vernia, dove egli volle essere sepolto e dove, oltre la muraglia che in quel luogo il conte Orlando signor di Chiusi, picciol castello sotto la Vernia, avea fatto fare, edificò egli la chiesa e molte stanze nel convento, e per tutto quel luogo, senza farvi l’insegna sua o lasciarvi altra memoria. Fu discepolo ancora di maestro Cione, Lionardo di ser Giovanni fiorentino, il quale di cesello e di saldature, e con miglior disegno che non avevano fatto gl’altri inanzi a lui, lavorò molte opere, e particolarmente l’altare e tavola d’argento di S. Iacopo di Pistoia; nella quale opera, oltre le storie che sono assai, fu molto lodata la figura che fece in mezzo, alta più d’un braccio, d’un S. Iacopo, tonda e lavorata tanto pulitamente, che par più tosto fatta di getto che di cesello; la qual figura è collocata in mezzo alle dette storie nella tavola dell’altare, intorno al quale è un fregio di lettere smaltate che dicono così: Ad honorem Dei et Sancti Jacobi Apostoli hoc opus factum fuit tempore Domini Franc. Pagni dictae operae operarii sub anno 1371, per me Leonardum Ser Io. de Floren. aurific. Ora, tornando a Agostino e Agnolo, furono loro discepoli molti che dopo loro feciono molte cose d’architettura e di scultura in Lombardia et altri luoghi d’Italia, e fra gl’altri maestro Iacopo Lanfrani da Vinezia, il quale fondò S. Francesco d’Imola e fece la porta principale di scultura, dove intagliò il nome suo et il millesimo, che fu l’anno 1343; et in Bologna nella chiesa di S. Domenico, il medesimo maestro Iacopo fece una sepoltura di marmo per Giovanni Andrea Calduino dottore di legge e segretario di papa Clemente Sesto, et un’altra, pur di marmo e nella detta chiesa molto ben lavorata, per Taddeo Peppoli conservator del popolo e della Iustizia di Bologna; et il medesimo anno, che fu l’anno 1347, finita questa sepoltura, o poco inanzi, andando maestro Iacopo a Vinezia sua patria, fondò la chiesa di S. Antonio che prima era di legname, a richiesta d’uno abate fiorentino dell’antica famiglia degl’Abati, essendo doge messer Andrea Dandolo: la quale chiesa fu finita l’anno milletrecentoquarantanove. Iacobello ancora e Pietro Paulo viniziani, che furono discepoli d’Agostino e d’Agnolo, feciono in S. Domenico di Bologna una sepoltura di marmo per messer Giovanni da Lignano, dottore di legge, l’anno 1383. I quali tutti e molti altri scultori andarono per lungo spazio di tempo seguitando in modo una stessa maniera, che n’empierono tutta l’Italia. Si crede anco che quel pesarese, che oltre a molte altre cose fece nella patria la chiesa di S. Domenico, e di scultura la porta di marmo con le tre figure tonde, Dio Padre, S. Giovanni Batista, e S. Marco, fusse discepolo d’Agostino e d’Agnolo, e la maniera ne fa fede. Fu finita questa opera l’anno 1385. Ma perchè troppo sarei lungo se io volessi minutamente far menzione dell’opere che furono da molti maestri di que’ tempi fatte di questa maniera, voglio che quello che n’ho detto così in generale per ora mi basti; e massimamente non si avendo da cotali opere alcun giovamento, che molto faccia per le nostre arti. De’ sopra detti mi è paruto far menzione, perchè, se non meritano che di loro si ragioni a lungo, non sono anco dall’altro lato stati tali, che si debba passarli del tutto con silenzio.

FINE DELLA VITA D’AGOSTINO ET AGNOLO