Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 1-2, 1568.djvu/248

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152 PRIMA PARTE

(versione diplomatica)


(versione critica)


tutto quello che bisognava, tenendo indietro la fabrica del Ponte Vecchio, che si lavorava con prestezza come cosa necessaria, si servì delle pietre conce e de’ legnami ordinati per quello senza rispetto nessuno. E sebbene Taddeo Gaddi non era per aventura inferiore nelle cose d’architettura a Andrea Pisano, non volle di lui in queste fabriche, per esser fiorentino, servirsi il Duca, ma sì bene d’Andrea. Voleva il medesimo duca Gualtieri disfare S. Cicilia per vedere di palazzo la strada Romana e Mercato Nuovo, e parimente S. Piero Scheraggio per i suoi commodi, ma non ebbe di ciò fare licenza dal Papa. Intanto fu, come si è detto di sopra, cacciato a furia di popolo. Meritò dunque Andrea per l’onorate fatiche di tanti anni non solamente premii grandissimi, ma e la civiltà ancora; perchè fatto dalla Signoria cittadin fiorentino, gli furono dati uffizii e magistrati nella città, e l’opere sue furono in pregio e mentre che visse e dopo morte, non si trovando chi lo passasse nell’operare, infino a che non vennero Nicolò aretino, Jacopo della Quercia sanese, Donatello, Filippo di ser Brunellesco e Lorenzo Ghiberti, i quali condussono le sculture et altre opere che fecero, di maniera che conobbono i popoli in quanto errore eglino erano stati insino a quel tempo, avendo ritrovato questi con l’opere loro quella virtù che era molti e molti anni stata nascosa e non bene conosciuta dagl’uomini. Furono l’opere d’Andrea intorno agli anni di nostra salute milletrecentoquaranta. Rimasero d’Andrea molti discepoli, e fra gli altri Tommaso pisano architetto e scultore, il quale finì la cappella di Camposanto, e pose la fine del campanile del Duomo, cioè quella ultima parte dove sono le campane: il quale Tommaso si crede che fusse figliuolo d’Andrea, trovandosi così scritto nella tavola dell’altar maggiore di S. Francesco di Pisa, nella quale è intagliato di mezzo rilievo una Nostra Donna e altri Santi fatti da lui, e sotto quelli il nome suo e di suo padre. D’Andrea rimase Nino suo figliuolo che attese alla scultura, et in S. Maria Novella di Firenze fu la sua prima opera, perchè vi finì di marmo una Nostra Donna stata cominciata dal padre, la quale è dentro alla porta del fianco a lato alla cappella de’ Minerbetti. Andato poi a Pisa, fece nella Spina una Nostra Donna di marmo dal mezzo in su, che allatta Gesù Cristo fanciulletto involto in certi panni sottili, alla quale Madonna fu fatto fare da messer Iacopo Corbini un ornamento di marmo l’anno 1522, et un altro molto maggiore e più bello a un’altra Madonna, pur di marmo e intera, di mano del medesimo Nino, nell’attitudine della quale si vede essa Madre porgere con molta grazia una rosa al Figliuolo, che la piglia con maniera fanciullesca e tanto bella, che si può dire che Nino cominciasse veramente a cavare la durezza de’ sassi e ridurgli alla vivezza delle carni, lustrandogli con un pulimento grandissimo. Questa figura è in mezzo a un S. Giovanni et a un S. Piero di marmo, che è nella testa il ritratto di Andrea di naturale. Fece ancora Nino per un altare di S. Caterina pur di Pisa due statue di marmo, cioè una Nostra Donna et un angelo che l’annunzia, lavorate, sì come l’altre cose sue, con tanta diligenza, che si può dire che le siano le migliori che fussino fatte in que’ tempi. Sotto questa Madonna annunziata intagliò Nino nella basa queste parole: A dì primo di febraio 1370. E sotto l’angelo: Queste figure fece Nino figliuolo d’Andrea Pisano. Fece ancora altre opere in quella città et in Napoli, delle quali non accade far