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VITA DI BUONAMICO BUFFALMACCO 187

(versione diplomatica)


(versione critica)


tempi dell’Orgagna molti valent’uomini nella scultura e nella architettura, de’ quali non si sanno i nomi, ma si veggono l’opere, che non sono se non da lodare e comendare molto; opera de’ quali è non solamente il monasterio della Certosa di Fiorenza fatta a spese della nobile famiglia degl’Acciaiuoli, e particolarmente di Messer Nicola, gran siniscalco del re di Napoli, ma le sepolture ancora del medesimo, dove egl’è ritratto di pietra, e quella del padre e d’una sorella, sopra la lapide della quale, che è di marmo, furono amendue ritratti molto bene dal naturale l’anno 1366. Vi si vede ancora di mano de’ medesimi la sepoltura di Messer Lorenzo, figliuolo di detto Nicola, il quale morto a Napoli, fu recato in Fiorenza, et in quella, con onoratissima pompa d’essequie, riposto. Parimente nella sepoltura del cardinale Santa Croce della medesima famiglia, ch’è in un coro fatto allora di nuovo dinanzi all’altar maggiore, è il suo ritratto in una lapide di marmo molto ben fatto l’anno 1390. Discepoli d’Andrea nella pittura furono Bernardo Nello di Giovanni Falconi pisano, che lavorò molte tavole nel Duomo di Pisa, e Tommaso di Marco fiorentino, che fece oltr’a molte altre cose, l’anno 1392, una tavola che è in S. Antonio di Pisa, appoggiata al tramezzo della chiesa. Dopo la morte d’Andrea, Iacopo suo fratello che attendeva alla scultura, come si è detto, et all’architettura, fu adoperato l’anno milletrecentoventiotto, quando si fondò e fece la torre e porta di San Piero Gattolini; e si dice che furono di sua mano i quattro marzocchi di pietra che furon messi sopra i quattro cantoni del palazzo principale di Firenze, tutti messi d’oro. La quale opera fu biasimata assai per essersi messo in que’ luoghi senza proposito più grave peso che per avventura non si doveva, et a molti sarebbe piaciuto che i detti marzocchi si fussono più tosto fatti di piastre di rame, e dentro voti e poi dorati a fuoco, posti nel medesimo luogo; perchè sarebbono stati molto meno gravi e più durabili. Dicesi anco che è di mano del medesimo il cavallo che è in Santa Maria del Fiore di rilievo tondo e dorato, sopra la porta che va alla Compagnia di San Zanobi, il quale si crede che vi sia per memoria di Piero Farnese, capitano de’ Fiorentini; tuttavia non sapendone altro non l’affermerei. Nei medesimi tempi Mariotto, nipote d’Andrea, fece in Fiorenza, a fresco, il Paradiso di S. Michel Bisdomini nella via de’ Servi, e la tavola d’una Nunziata che è sopra l’altare; e per Mona Cecilia de’ Boscoli un’altra tavola con molte figure, posta nella medesima chiesa presso alla porta. Ma fra tutti i discepoli dell’Orgagna niuno fu più eccellente di Francesco Traini, il quale fece per un signore di casa Coscia, che è sotterrato in Pisa nella capella di S. Domenico, della chiesa di S. Caterina, in una tavola in campo d’oro, un San Domenico ritto, di braccia due e mezzo, con sei storie della vita sua, che lo mettono in mezzo, molto pronte e vivaci e ben colorite; e nella medesima chiesa fece nella capella di S. Tommaso d’Aquino una tavola a tempera con invenzione capricciosa, che è molto lodata, ponendovi dentro detto S. Tommaso a seder ritratto di naturale, dico di naturale perchè i frati di quel luogo fecero venire un’immagine di lui, dalla Badia di Fossa Nuova, dove egl’era morto l’anno 1323. Da basso intorno al S. Tommaso, collocato a sedere in aria con alcuni libri in mano, illuminanti con i razzi e splendori loro il popolo cristiano, stanno inginocchioni un gran numero di dottori e cherici d’ogni sorte, vescovi, cardinali e papi,