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192 PRIMA PARTE

(versione diplomatica)


(versione critica)


di quella stessa maniera di lui molte opere per tutta Toscana, e particolarmente nella Pieve d’Arezzo la capella di S. Maria Madalena de’ Tuccerelli, e nella Pieve del castel d’Empoli in un pilastro un S. Iacopo; nel Duomo di Pisa ancora lavorò alcune tavole che poi sono state levate per dar luogo alle moderne. L’ultima opera che costui fece fu, in una capella del Vescovado d’Arezzo, per la contessa Giovanna moglie di Tarlato da Pietramala, una Nunziata bellissima e S. Iacopo e S. Filippo; la qual’opera, per essere la parte di dietro del muro volta a tramontana, era poco meno che guasta affatto dall’umidità quando rifece la Nunziata maestro Agnolo di Lorenzo d’Arezzo, e poco poi Giorgio Vasari, ancora giovanetto, i santi Iacopo e Filippo, con suo grand’utile, avendo molto imparato, allora che non aveva commodo d’altri maestri, in considerare il modo di fare di Giovanni e l’ombre et i colori di quell’opera così guasta com’era. In questa capella si leggono ancora, in memoria della contessa che la fece fare e dipignere, in uno epitaffio di marmo queste parole: "Anno Domini 1335. De mense Augusti, hanc capellam constitui fecit Nobilis Domina Comitissa Ioanna de Sancta Flora, uxor Nobilis Militis Domini Tarlati de Petra Mala ad honorem beatae Mariae Virginis". Dell’opere degl’altri discepoli di Giottino non si fa menzione, perchè furono cose ordinarie e poco somiglianti a quelle del maestro e di Giovanni Toscani loro condiscepolo. Disegnò Tommaso benissimo, come in alcune carte di sua mano, disegnate con molta diligenza, si può nel nostro libro vedere.

FINE DELLA VITA DI TOMMASO DETTO GIOTTINO