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GHERARDO STARNINA 221

(versione diplomatica)


(versione critica)


figure. Fra l’altre cose, facendo in una storia quando S. Girolamo impara le prime lettere, fece un maestro che, fatto levare a cavallo un fanciullo addosso a un altro, lo percuote con la sferza di maniera che il povero putto, per lo gran duolo menando le gambe, pare che gridando tenti mordere un orecchio a colui che lo tiene; il che tutto con grazia e molto leggiadramente espresse Gherardo, come colui che andava ghiribizzando intorno alle cose della natura. Similmente nel testamento di S. Girolamo vicino alla morte contrafece alcuni frati con bella e molto pronta maniera; perciò che alcuni scrivendo et altri fisamente ascoltando e rimirandolo, osservano tutti le parole del loro maestro con grande affetto. Quest’opera avendo acquistato allo Starnina appresso gl’artefici grado e fama, et i costumi, con la dolcezza della pratica, grandissima reputazione, era il nome di Gherardo famoso per tutta Toscana, anzi per tutta Italia, quando, chiamato a Pisa a dipignere in quella città il capitolo di S. Nicola, vi mandò in suo scambio Antonio Vite da Pistoia, per non si partire di Firenze; il quale Antonio, avendo sotto la disciplina dello Starnina imparata la maniera di lui, fece in quel capitolo la Passione di Gesù Cristo, e la diede finita, in quel modo che ella oggi si vede, l’anno 1403, con molta sodisfazione de’ Pisani. Avendo poi, come s’è detto, finita la capella de’ Pugliesi, et essendo molto piaciute ai Fiorentini l’opere che vi fece di S. Girolamo, per avere egli espresso vivamente molti affetti et attitudini non state messe in opera fino allora dai pittori stati innanzi a lui, il Comune di Firenze, l’anno che Gabriel Maria signor di Pisa vendè quella città ai Fiorentini per prezzo di dugentomila scudi dopo l’avere sostenuto Giovanni Gambacorta l’assedio tredici mesi et in ultimo accordatosi anch’egli alla vendita, fece dipignere dallo Starnina, per memoria di ciò, nella facciata del palazzo della Parte Guelfa, un San Dionigi vescovo con due Angeli, e sotto a quello ritratta di naturale la città di Pisa, nel che fare egli usò tanta diligenza in ogni cosa e particolarmente nel colorirla a fresco, che nonostante l’aria e le pioggie e l’essere volta a tramontana, ell’è sempre stata tenuta pittura degna di molta lode, e si tiene al presente per essersi mantenuta fresca e bella come s’ella fusse fatta pur ora. Venuto dunque per questa o per l’altre opere sue Gherardo in reputazione e fama grandissima nella patria e fuori, la morte, invidiosa e nemica sempre delle virtuose azzioni, in sul più bello dell’operare troncò la infinita speranza di molto maggior cose che il mondo si aveva promesso di lui; perchè in età d’anni XLVIIII inaspettatamente giunto al suo fine, con essequie onoratissime fu sepellito nella chiesa di S. Iacopo sopra Arno. Furono discepoli di Gherardo Masolino da Panicale, che fu prima eccellente orefice e poi pittore, et alcuni altri che per non esser stati molto valenti uomini non accade ragionarne. Il ritratto di Gherardo è nella storia sopradetta di S. Girolamo in una delle figure che sono intorno al Santo quando muore, in proffilo con un capuccio intorno alla testa et indosso un mantello affibbiato. Nel nostro libro sono alcuni disegni di Gherardo fatti di penna in carta pecora che non sono se non ragionevoli, etc.

Fine della vita di Gherardo Starnina.