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224 PRIMA PARTE

(versione diplomatica)


(versione critica)


a quelli la volontà e gl’appetiti degl’uomini, che sono dall’una e dagl’altri tirati alle cose diverse di questo mondo, il che tutto fece con molta considerazione e giudizio. Lavorò ancora Lippo cose di musaico in molti luoghi d’Italia e, nella Parte guelfa in Firenze fece una figura con la testa invetriata, et in Pisa ancora sono molte cose sue. Ma nondimeno si può dire che egli fusse veramente infelice, poichè non solo la maggior parte delle fatiche sue sono oggi per terra e nelle rovine dell’assedio di Fiorenza andate in perdizione, ma ancora per avere egli molto infelicemente terminato il corso degl’anni suoi, conciò sia che, essendo Lippo persona litigiosa e che più amava la discordia che la pace, per avere una mattina detto bruttissime parole a un suo avversario al Tribunale della Mercanzia, egli fusse una sera, che se ne tornava a casa, da colui appostato e con un coltello di maniera ferito nel petto che pochi giorni dopo miseramente si morì. Furono le sue piture circa il MCCCCX. Fu nei medesimi tempi di Lippo, in Bologna, un altro pittore chiamato similmente Lippo Dalmasi, il quale fu valente uomo, e fra l’altre cose dipinse, come si può vedere in San Petronio di Bologna, l’anno 1407, una Nostra Donna che è tenuta in molta venerazione, et in fresco l’arco sopra la porta di San Proclo, e nella chiesa di San Francesco nella tribuna dell’altar maggiore fece un Cristo grande in mezzo a San Pietro e San Paulo, con buona grazia e maniera; e sotto questa opera si vede scritto il nome suo con lettere grandi. Disegnò costui ragionevolmente, come si può vedere nel nostro libro; et insegnò l’arte a Messer Galante da Bologna, che disegnò poi molto meglio, come si può vedere nel detto libro in un ritratto dal vivo con abito corto e le maniche a gozzi.

FINE DELLA VITA DI LIPPO PITTORE FIORENTINO