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252 SECONDA PARTE

adornata di bellissimi fanciulletti et altri ornamenti di leoni e di lupe, insegne della città, condotti tutti da Iacopo con amore, pratica e giudizio in ispazio di dodici anni. Sono di sua mano similmente tre storie bellissime di bronzo, della vita di San Giovanbattista, di mezzo rilievo, le quali sono intorno al battesimo di San Giovanni, sotto il Duomo; et alcune figure ancora tonde e pur di bronzo, alte un braccio, che sono fra l’una e l’altra delle dette istorie, le quali sono veramente belle e degne di lode. Per queste opere, adunque, come eccellente e per la bontà della vita come costumato, meritò Iacopo essere dalla Signoria di Siena fatto cavaliere, e poco dopo Operaio del Duomo. Il quale uffizio esercitò di maniera che nè prima nè poi fu quell’opera meglio governata, avendo egli in quel Duomo, se bene non visse, poi che ebbe cotal carico avuto, se non tre anni, fatto molti acconcimi utili et onorevoli. E se bene Iacopo fu solamente scultore, disegnò nondimeno ragionevolmente, come ne dimostrano alcune carte da lui disegnate che sono nel nostro libro, le quali paiono più tosto di mano d’un miniatore che d’uno scultore. Et il ritratto suo, fatto come quello che di sopra si vede, ho avuto da maestro Domenico Beccafumi pittore sanese, il quale mi ha assai cose raccontato della virtù, bontà e gentilezza di Iacopo, il quale, stracco dalle fatiche e dal continuo lavorare, si morì finalmente di anni sessantaquattro et in Siena sua patria fu dagl’amici suoi e parenti, anzi da tutta la città pianto et onoratamente sotterrato. E nel vero non fu se non buona fortuna la sua, che tanta virtù fusse nella sua patria riconosciuta; poichè rade volte adiviene che i virtuosi uomini siano nella patria universalmente amati et onorati. Fu discepolo di Iacopo Matteo, scultore lucchese, che nella sua città fece l’anno 1444 per Domenico Galigano lucchese, nella chiesa di San Martino, il tempietto a otto facce di marmo, dove è l’imagine di Santa Croce, scultura stata miracolosamente, secondo che si dice, lavorata da Niccodemo, uno de’ settantadue discepoli del Salvatore; il quale tempio non è veramente se non molto bello e proporzionato. Fece il medesimo di scultura una figura d’un San Bastiano di marmo tutto tondo di braccia tre, molto bello, per essere stato fatto con buon disegno, con bella attitudine e lavorato pulitamente. È di sua mano ancora una tavola, dove in tre nicchie sono tre figure belle affatto, nella chiesa dove si dice essere il corpo di S. Regolo, e la tavola similmente che è in S. Michele, dove sono tre figure di marmo, e la statua parimente che è in sul canto della medesima chiesa dalla banda di fuori, cioè una Nostra Donna, che mostra che Matteo andò sforzandosi di paragonare Iacopo suo maestro. Niccolò Bolognese ancora fu discepolo di Iacopo e condusse a fine, essendo imperfetta, divinamente fra l’altre cose, l’arca di marmo piena di storie e figure che già fece Nicola Pisano a Bologna, dove è il corpo di S. Domenico e ne riportò, oltre l’utile, questo nome d’onore, che fu poi sempre chiamato maestro Niccolò dell’Arca. Finì costui quell’opera l’anno 1460, e fece poi nella facciata del palazzo dove sta oggi il Legato di Bologna, una Nostra Donna di bronzo alta quattro braccia, e la pose su l’anno 1478. Insomma fu costui valente maestro e degno discepolo di Iacopo dalla Quercia sanese.

FINE DELLA VITA DI IACOPO SCULTORE SANESE