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286 SECONDA PARTE

nel processo dello scrivere, come quegli che sapea meglio disegnare, scarpellare e gettare di bronzo che tessere storie parlando di se stesso, dice in prima persona: "Io feci, io dissi, io faceva e diceva". Finalmente pervenuto all’anno sessantaquattresimo della sua vita, assalito da una grave e continua febbre si morì, lasciando di sè fama immortale nell’opere che egli fece e nelle penne degli scrittori; e fu onorevolmente sotterrato in Santa Croce. Il suo ritratto è nella porta principale di bronzo del tempio di San Giovanni, nel fregio del mezzo quando è chiusa, in un uomo calvo et a lato a lui è Bartoluccio suo padre, et appresso a loro si leggono queste parole: "Laurentii Cionis de Ghibertis mira arte fabricatum". Furono i disegni di Lorenzo eccellentissimi e fatti con gran rilievo, come si vede nel nostro libro de’ disegni, in uno Evangelista di sua mano et in alcuni altri di chiaro scuro bellissimi. Disegnò anco ragionevolmente Bartoluccio suo padre, come mostra un altro Vangelista di sua mano in sul detto libro, assai meno buono che quello di Lorenzo. I quali disegni con alcuni di Giotto e d’altri ebbi, essendo giovanetto, da Vettorio Ghiberti l’anno 1528, e gl’ho sempre tenuti e tengo in venerazione e perchè sono belli e per memoria di tanti uomini. E se quando io aveva stretta amicizia e pratica con Vettorio io avessi quello conosciuto che ora conosco, mi sarebbe agevolmente venuto fatto d’avere avuto molte altre cose che furono di Lorenzo, veramente bellissime. Fra molti versi, che latini e volgari sono stati fatti in diversi tempi, in lode di Lorenzo, per meno essere noiosi a chi legge, ci basterà porre qui di sotto gl’infrascritti:

Dum cernit valvas aurato ex aere nitentes
in templo Michael Angelus obstupuit.
Attonitusque diu, sic alta silentia rupit:
"O divinum opus; o ianua digna polo!".

FINE DELLA VITA DI LORENZO GHIBERTI SCULTORE