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300 SECONDA PARTE

Grillandaio, Andrea del Sarto, il Rosso, il Francia Bigio, Baccio Bandinelli, Alonso Spagnuolo, Iacopo da Puntormo, Pierino del Vaga e Toto del Nunziata; et insomma tutti coloro che hanno cercato imparar quella arte, sono andati a imparar sempre a questa cappella, et apprendere i precetti e le regole del far bene da le figure di Masaccio. E se io non ho nominati molti forestieri e molti Fiorentini che sono iti a studiare a detta cappella, basti che dove corrono i capi dell’arte, quivi ancora concorrono le membra. Ma con tutto che le cose di Masaccio siano state sempre in cotanta riputazione, egli è nondimeno opinione, anzi pur credenza ferma di molti, che egli arebbe fatto ancora molto maggior frutto nell’arte, se la morte, che di 26 anni ce lo rapì, non ce lo avesse tolto così per tempo. Ma, o fusse l’invidia o fusse pure che le cose buone comunemente non durano molto, e’ si morì nel bel del fiorire, et andossene sì di subito, che e’ non mancò chi dubitasse in lui di veleno, assai più che d’altro accidente. Dicesi che sentendo la morte sua, Filippo di Ser Brunellesco disse: "Noi abbiamo fatto in Masaccio una grandissima perdita", e gli dolse infinitamente, essendosi affaticato gran pezzo in mostrargli molti termini di prospettiva e d’architettura. Fu sotterrato nella medesima chiesa del Carmine l’anno 1443. E se bene allora non gli fu posto sopra il sepolcro memoria alcuna, per essere stato poco stimato vivo, non gli è però mancato doppo la morte chi lo abbia onorato di questi epitaffi:

D’ANNIBAL CARO

Pinsi, e la mia pittura al ver fu pari;
l’atteggiai, l’avvivai, le diedi il moto,
le diedi affetto; insegni il Buonarroto
a tutti gli altri, e da me solo impari.

DI FABIO SEGNI

Invida cur Lachesis primo sub flore iuventae
pollice discindis stamina funereo?
Hoc uno occiso innumeros occidis Apelles;
picturae omnis obit, hoc obeunte, lepos.
Hoc Sole extincto, extinguuntur sydera cuncta.
Heu decus omne perit, hoc pereunte, simul.