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LEON BAT. ALBERTI 367

acque crude e non salutifere? Chi non conosce che bisogna con matura considerazione sapere o fuggire o apprendere per sè solo, ciò che si cerca mettere in opera, senza avere a raccomandarsi alla mercè dell’altrui teorica, la quale separata dalla pratica il più delle volte giova assai poco? Ma quando elle si abbattono per avventura a esser insieme, non è cosa che più si convenga alla vita nostra, sì perchè l’arte col mezzo della scienza diventa molto più perfetta e più ricca; sì perchè i consigli e gli scritti de’ dotti artefici hanno in sè maggior efficacia e maggior credito che le parole o l’opere di coloro che non fanno altro che un semplice esercizio, o bene o male che se lo facciano. E che tutte queste cose siano vere, si vede manifestamente in Leon Batista Alberti, il quale, per avere atteso alla lingua latina, e dato opera all’architettura, alla prospettiva et alla pittura, lasciò i suoi libri scritti di maniera che, per non essere stato fra gl’artefici moderni chi le abbia saputo distendere con la scrittura, ancor che infiniti ne siano stati più eccellenti di lui nella patria, e’ si crede comunemente (tanta forza hanno gli scritti suoi nelle penne e nelle lingue de’ dotti) che egli abbia avanzato tutti coloro che hanno avanzato lui con l’operare. Onde si vede per esperienza, quanto alla fama et al nome, che fra tutte le cose gli scritti sono di maggior forza e di maggior vita, atteso che i libri agevolmente vanno per tutto, e per tutto si acquistano fede, pure che siano veritieri e senza menzogne. Non è maraviglia dunque, se più che per l’opere manuali è conosciuto per le scritture il famoso Leon Batista, il quale nato a Fiorenza della nobilissima famiglia degl’Alberti, della quale si è in altro luogo ragionato, attese non solo a cercare il mondo e misurare le antichità, ma ancora, essendo a ciò assai inclinato, molto più allo scrivere che all’operare. Fu bonissimo aritmetico e geometrico, e scrisse dell’architettura dieci libri in lingua latina, publicati da lui nel 1481, et oggi si leggono tradotti in lingua fiorentina dal reverendo Messer Cosimo Bartoli, preposto di San Giovanni di Firenze. Scrisse della pittura tre libri, oggi tradotti in lingua toscana da Messer Lodovido Domenichi; fece un trattato de’ tirari et ordini di misurar altezze; i libri della vita civile et alcune cose amorose in prosa et in versi; e fu il primo che tentasse di ridurre i versi volgari alla misura de’ latini, come si vede in quella sua epistola:

Questa per estrema miserabile pistola mando a te, che spregi miseramente noi.

Capitando Leon Batista a Roma, al tempo di Nicola Quinto, che aveva col suo modo di fabricare messo tutta Roma sottosopra, divenne, per mezzo del Biondo da Furlì suo amicissimo, familiare del Papa, che prima si consigliava nelle cose d’architettura con Bernardo Rossellino scultore et architetto fiorentino, come si dirà nella vita d’Antonio suo fratello. Costui, avendo messo mano a rassettare il palazzo del papa et a fare alcune cose in Santa Maria Maggiore, come volle il Papa, da indi inanzi si consigliò sempre con Leon Batista. Onde il Pontefice col parere dell’uno di questi duoi e coll’esseguire dell’altro, fece molte cose utili e degne di esser lodate; come furono il condotto dell’acqua vergine, il quale essendo guasto si racconciò; e si fece la fonte in sulla piazza de’ Trievi con quelli ornamenti di marmo che vi si veggiono, ne’ quali sono l’arme di quel Pontefice e del popolo romano. Dopo, andato