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396 SECONDA PARTE

madre si partono. Erano in San Benedetto, bellissimo monasterio fuor della porta a Pinti, molte pitture di mano d’Andrea in un chiostro et in chiesa, delle quali non accade far menzione, essendo andate in terra per l’assedio di Firenze. Dentro alla città, nel monasterio de’ monaci degl’Angeli, nel primo chiostro dirimpetto alla porta principale, dipinse il Crucifisso che vi è ancor oggi, la Nostra Donna, San Giovanni, e San Benedetto e San Romualdo. E nella testa del chiostro che è sopra l’orto, ne fece un altro simile, variando solamente le teste e poche altre cose. In Santa Trinita, allato alla cappella di maestro Luca, fece un Santo Andrea. A Legnaia dipinse a Pandolfo Pandolfini in una sala molti uomini illustri. E per la Compagnia del Vangelista un segno da portare a processione, tenuto bellissimo. Ne’ Servi di detta città lavorò in fresco tre nicchie piane, in certe cappelle; l’una è quella di San Giuliano, dove sono storie della vita d’esso Santo con buon numero di figure et un cane in iscorto che fu molto lodato; sopra questa, nella cappella intitolata a S. Girolamo, dipinse quel Santo secco e raso, con buon disegno e molta fatica, e sopra vi fece una Trinità, con un Crucifisso che scorta, tanto ben fatto, che Andrea merita per ciò esser molto lodato, avendo condotto gli scorti con molto miglior e più moderna maniera, che gl’altri inanzi a lui fatto non avevano. Ma questa pittura, essendovi stato posto sopra dalla famiglia de’ Montaguti una tavola, non si può più vedere. Nella terza, che è a lato a quella che è sotto l’organo, la quale fece fare Messer Orlando de’ Medici, dipinse Lazzaro, Marta e Maddalena. Alle monache di San Giuliano fece un Crucifisso a fresco sopra la porta, una Nostra Donna, un San Domenico, un San Giuliano et uno San Giovanni, la quale pittura, che è delle migliori che facesse Andrea, è da tutti gl’artefici universalmente lodata. Lavorò in Santa Croce alla cappella de’ Cavalcanti un San Giovanni Battista et un San Francesco, che sono tenute bonissime figure; ma quello che fece stupire gl’artefici, fu che nel chiostro nuovo del detto convento, cioè in testa dirimpetto alla porta, dipinse a fresco un Cristo battuto alla colonna, bellissimo, facendovi una loggia con colonne in prospettiva, con crociere di volte a liste diminuite, e le pareti commesse a mandorle, con tanta arte e con tanto studio, che mostrò di non meno intendere le difficultà della prospettiva, che si facesse il disegno nella pittura. Nella medesima storia sono belle e sforzatissime l’attitudini di coloro che flagellano Cristo, dimostrando così essi nei volti l’odio e la rabbia, sì come pazienza et umiltà Gesù Cristo, nel corpo del quale, arrandellato e stretto con funi alla colonna, pare che Andrea tentasse di mostrare il patir della carne, e che la divinità nascosa in quel corpo serbasse in sè un certo splendore di nobiltà; dal quale mosso, Pilato che siede tra’ suoi consiglieri, pare che cerchi di trovar modo per liberarlo. Et insomma è così fatta questa pittura che s’ella non fusse stata graffiata e guasta, per la poca cura che l’è stata avuta, da’ fanciulli et altre persone semplici che hanno sgraffiate le teste tutte e le braccia e quasi il resto della persona de’ Giudei, come se così avessino vendicato l’ingiuria del Nostro Signore contro di loro, ella sarebbe certo bellissima tra tutte le cose d’Andrea. Al quale, se la natura avesse dato gentilezza nel colorire, come ella gli diede invenzione e disegno, egli sarebbe veramente stato tenuto maraviglioso. Dipinse in Santa Maria del Fiore l’imagine di Niccolò