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SANDRO BOTTICELLO. 473

il meglio che si vegga di sua mano è il trionfo della fede di fra’ Girolamo Savonarola da Ferrara: della setta del quale fu in guisa partigiano, che ciò fu causa che egli abbandonando il dipignere e non avendo entrate da vivere, precipitò in disordine grandissimo. Perciò che, essendo ostinato a quella parte e facendo (come si chiamavano allora) il piagnone, si diviò dal lavorare: onde in ultimo si trovò vecchio e povero, di sorte che se Lorenzo de’ Medici mentre che visse, per lo quale, oltre a molte altre cose, aveva assai lavorato allo spedaletto in quel di Volterra, non l’avesse sovvenuto, e poi gl’amici e molti uomini da bene stati affezionati alla sua virtù, si sarebbe quasi morto di fame. È di mano di Sandro in S. Francesco, fuor della porta a S. Miniato, in un tondo una Madonna con alcuni Angeli grandi quanto il vivo, il quale fu tenuto cosa bellissima. Fu Sandro persona molto piacevole e fece molte burle ai suoi discepoli et amici, onde si racconta che avendo un suo creato, che aveva nome Biagio, fatto un tondo simile al sopradetto appunto, per venderlo, che Sandro lo vendè sei fiorini d’oro a un cittadino, e che trovato Biagio gli disse: "Io ho pur finalmente venduto questa tua pittura, però si vuole stassera appicarla in alto, perchè averà miglior veduta e dimattina andare a casa il detto cittadino e condurlo qua, acciò la veggia a buon’aria al luogo suo; poi ti annoveri i contanti". "O, quanto avete ben fatto maestro mio!", disse Biagio. E poi, andato a bottega, mise il tondo in luogo assai ben alto e partissi. In tanto Sandro et Iacopo, che era un altro suo discepolo, fecero di carta otto cappucci a uso di cittadini e con la cera bianca gl’accommodarono sopra le otto teste degl’Angeli, che in detto tondo erano intorno alla Madonna. Onde venuta la mattina, eccoti Biagio, che ha seco il cittadino che aveva compera la pittura e sapeva la burla, et entrati in bottega alzando Biagio gl’occhi vide la sua Madonna non in mezzo agl’Angeli ma in mezzo alla Signoria di Firenze starsi a sedere fra que’ cappucci. Onde volle cominciare a gridare e scusarsi con colui che l’aveva mercatata, ma vedendo che taceva, anzi lodava la pittura, se ne stette anch’esso. Finalmente, andato Biagio col cittadino a casa, ebbe il pagamento de’ sei fiorini, secondo che dal maestro era stata mercatata la pittura, e poi tornato a bottega, quando a punto Sandro et Iacopo avevano levati i cappucci di carta, vide i suoi Angeli essere Angeli, e non cittadini in cappuccio. Perchè tutto stupefatto non sapeva che si dire, pur finalmente rivolto a Sandro disse: "Maestro mio, io non so se io mi sogno o se gli è vero; questi Angeli quando io venni qua avevano i cappucci rossi in capo et ora non gli hanno, che vuol dir questo?". "Tu sei fuor di te, Biagio", disse Sandro, "questi danari t’hanno fatto uscire del seminato; se cotesto fusse, credi tu che quel cittadino l’avesse compero?"; "Gli è vero", soggiunse Biagio "che non me n’ha detto nulla, tuttavia a me pareva strana cosa". Finalmente tutti gl’altri garzoni furono intorno a costui e tanto dissono, che gli fecion credere che fussino stati capogiroli. Venne una volta ad abitare allato a Sandro un tessidore di drappi, e rizzò ben otto telaia, i quali quando lavoravano facevano non solo col romore delle calcole e ribattimento delle casse, assordare il povero Sandro, ma tremare tutta la casa che non era più gagliarda di muraglia che si bisognasse, donde fra per l’una cosa e per l’altra non poteva lavorare o stare in casa; e pregato più volte il vicino che rimediasse a questo fastidio,