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FRANCESCO FRANCIA 503

all’orefice, al disegno, in quello tanto si compiacque che svegliando l’ingegno a maggior cose, fece in quello grandissimo profitto, come per molte cose lavorate d’argento in Bologna sua patria si può vedere, e particolarmente in alcuni lavori di niello eccellentissimi. Nella qual maniera di fare mise molte volte nello spazio di due dita d’altezza e poco più lungo venti figurine proporzionatissime e belle. Lavorò di smalto ancora molte cose d’argento, che andarono male nella rovina e cacciata de’ Bentivogli. E per dirlo in una parola lavorò egli qualunche cosa può far quell’arte, meglio che altri facesse già mai. Ma quello di che egli si dilettò sopra modo et in che fu eccellente, fu il fare conii per medaglie, nel che fu ne’ tempi suoi singularissimo, come si può vedere in alcune che ne fece, dove è naturalissima la testa di papa Giulio Secondo che stettono a paragone di quelle di Caradosso. Oltra che fece le medaglie del signor Giovanni Bentivogli che par vivo, e d’infiniti principi, i quali nel passaggio di Bologna si fermavano, et egli faceva le medaglie ritratte in cera, e poi finite le madri de’ conii, le mandava loro; di che, oltra la immortalità della fama, trasse ancora presenti grandissimi. Tenne continuamente mentre che e’ visse la Zecca di Bologna; e fece le stampe di tutti i conii per quella, nel tempo che i Bentivogli reggevano; e poichè se n’andarono, ancora mentre che visse papa Iulio, come ne rendono chiarezza le monete che il papa gittò nella entrata sua, dove era da una banda la sua testa naturale, e da l’altra queste lettere: Bononia per Iulium a tyranno liberata. E fu talmente tenuto eccellente in questo mestiero, che durò a far le stampe delle monete fino al tempo di Papa Leone; e tanto sono in pregio le impronte de’ conii suoi, che chi ne ha le stima tanto per danari non se ne può avere. Avenne che il Francia, desideroso di maggior gloria, avendo conosciuto Andrea Mantegna e molti altri pittori che avevano cavato da la loro arte e facultà et onori, deliberò provare se la pittura gli riuscisse nel colorito, avendo egli sì fatto disegno che e’ poteva comparire largamente con quegli. Onde, dato ordine a farne pruova, fece alcuni ritratti et altre cose piccole, tenendo in casa molti mesi persone del mestiero, che gl’insegnassino i modi e l’ordine del colorire, di maniera che egli, che aveva giudizio molto buono, vi fè la pratica prestamente; e la prima opera che egli facesse fu una tavola non molto grande a Messer Bartolomeo Felisini che la pose nella Misericordia, chiesa fuor di Bologna, nella qual tavola è una Nostra Donna a seder sopra una sedia con molte altre figure e con il detto Messer Bartolomeo ritratto di naturale, et è lavorata a olio, con grandissima diligenza. La qual opera da lui fatta l’anno 1490, piacque talmente in Bologna che Messer Giovanni Bentivoglio desideroso di onorar con l’opere di questo nuovo pittore la cappella sua, in S. Iacopo di quella città, gli fece fare, in una tavola, una Nostra Donna in aria e due figure per lato, con due Angioli da basso che suonano. La qual opera fu tanto ben condotta dal Francia, che meritò da Messer Giovanni oltra le lode, un presente onoratissimo. Laonde, incitato da questa opera monsignore de’ Bentivogli gli fece fare una tavola per l’altar maggior della Misericordia, che fu molto lodata, dentrovi la Natività di Cristo dove oltre al disegno non è, se non bella, l’invenzione, et il colorito non sono se non lodevoli. Et in questa opera fece monsignore ritratto di naturale molto simile per quanto dice chi lo conobbe, et in