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INDACO 525

pure finalmente rappattumatosi gli fu più amico che mai. Finalmente, essendo vecchio di 68 anni, si morì in Roma. Non dissimile a Iacopo fu un suo fratello minore, chiamato per proprio nome Francesco, e poi per soprannome anch’egli l’Indaco, che fu similmente dipintore più che ragionevole. Non gli fu dissimile dico nel lavorare più che mal volentieri, e nel ragionare assai; ma in questo avanzava costui Iacopo perchè sempre diceva male d’ognuno, e l’opere di tutti gl’artefici biasimava. Costui dopo avere alcune cose lavorate in Montepulciano, e di pittura e di terra, fece in Arezzo, per la Compagnia della Nunziata, in una tavoletta per l’udienza, una Nunziata et un Dio Padre in cielo, circondato da molti Angeli in forma di putti. E nella medesima città fece la prima volta che vi andò il Duca Alessandro, alla porta del palazzo de’ signori, un arco trionfale bellissimo con molte figure di rilievo; e parimente a concorrenza d’altri pittori, che assai altre cose per la detta entrata del Duca lavorarono, la prospettiva d’una comedia, che fu tenuta molto bella. Dopo andato a Roma, quando vi si aspettava l’imperadore Carlo Quinto, vi fece alcune figure di terra, e per il popolo romano un’arme a fresco in Campidoglio, che fu molto lodata. Ma la miglior opera che mai uscisse delle mani di costui, e la più lodata, fu nel palazzo de’ Medici in Roma, per la duchessa Margherita d’Austria, uno studiolo di stucco tanto bello e con tanti ornamenti, che non è possibil veder meglio; nè credo che sia in un certo modo possibile far d’argento quello che in questa opera l’Indaco fece di stucco. Dalle quali cose si fa giudizio che se costui si fusse dilettato di lavorare et avesse esercitato l’ingegno, che sarebbe riuscito eccellente. Disegnò Francesco assai bene, ma molto meglio Iacopo, come si può vedere nel nostro libro.