Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/102

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alla fine; per il che il cardinale deliberò che Giuliano rivedesse tale opera, per che andato Giuliano a Savona poco vi dimorò che fu finito a fatto. Laonde Giuliano, desiderando tornare a Firenze, dove per lungo tempo non era stato, con que’ maestri prese il cammino e, perché aveva in quel tempo il re di Francia rimesso Pisa in libertà e durava ancora la guerra tra Fiorentini e Pisani, volendo Giuliano passare, si fece in Lucca fare un salvo condotto, avendo eglino de’ soldati pisani non poco sospetto. Ma non di meno nel lor passare vicino ad Altopascio furono da’ Pisani fatti prigioni, non curando essi salvo condotto né cosa che avessero. E per sei mesi fu ritenuto in Pisa, con taglia di trecento ducati; né prima che gl’avesse pagati se ne tornò a Fiorenza. Aveva Antonio a Roma inteso queste cose, et avendo desiderio di rivedere la patria e ’l fratello, con licenzia partì da Roma, e nel suo passaggio disegnò al Duca Valentino la rocca di Monte Fiascone. E così a Fiorenza si ricondusse l’anno 1503, e quivi con allegrezza di loro e degli amici si goderono. Seguì allora la morte di Alessandro VI e la successione di Pio III che poco visse e fu creato pontefice il cardinale di S. Pietro in Vincola, chiamato papa Giulio II, la qual cosa fu di grande allegrezza a Giuliano per la lunga servitù che aveva seco. Onde deliberò andare a baciargli il piede, perché giunto a Roma fu lietamente veduto e con carezze raccolto, e subito fu fatto esecutore delle sue prime fabbriche innanzi la venuta di Bramante. Antonio, che era rimasto a Fiorenza, sendo gonfaloniere Pier Soderini, non ci essendo Giuliano continuò la fabbrica del Poggio Imperiale, dove si mandavano a lavorare tutti i prigioni pisani per finire più tosto tal fabbrica. Fu poi per i casi d’Arezzo rovinata la fortezza vecchia, et Antonio fece il modello della nuova col consenso di Giuliano; il quale da Roma perciò partì e subito vi tornò. E fu questa opera cagione che Antonio fosse fatto architetto del comune di Fiorenza sopra tutte le fortificazioni. Nel ritorno di Giuliano in Roma si praticava se ’l divino Michele Agnolo Buonarroti dovesse fare la sepoltura di Giulio, perché Giuliano confortò il Papa all’impresa, aggiugnendo che gli pareva che per quello edifizio si dovesse fabricare una cappella a posta senza porre quella nel vecchio San Piero, non vi essendo luogo, perciò che quella cappella renderebbe quell’opera più perfetta. Avendo dunque molti architetti fatti disegni, si venne in tanta considerazione a poco a poco che, in cambio di fare una cappella, si mise mano alla gran fabrica del nuovo San Piero. Et essendo di que’ giorni capitato in Roma Bramante da Castel Durante architetto, il quale tornava di Lombardia, egli si adoperò di maniera con mezzi et altri modi straordinarii e con suoi ghiribizzi, avendo in suo favore Baldassarri Peruzzi, Raffaello da Urbino et altri architetti, che mise tutta l’opera in confusione; onde si consumò molto tempo in ragionamenti. E finalmente l’opera (in guisa seppe egli adoperarsi) fu data a lui, come a persona di più giudizio, migliore ingegno e maggiore invenzione; per che Giuliano sdegnato, parendogli avere ricevuto ingiuria dal Papa col quale aveva avuto stretta servitù quando era in minor grado e la promessa di quella fabrica, domandò licenza, e così, nonostante che egli fusse ordinato compagno di Bramante in altri edifizii che in Roma si facevano, si partì e se ne tornò