Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/104

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fece di maniera quello che i commessarii disideravano, assediando Pisa dalla parte d’Arno verso la marina che furono forzati i Pisani, non avendo più rimedio al mal loro, a fare accordo coi Fiorentini e così si resero. Né passò molto che il medesimo Piero Soderini mandò di nuovo Giuliano a Pisa con infinito numero di maestri, dove con celerità straordinaria fabbricò la fortezza, che è oggi alla porta a San Marco; è la detta porta di componimento dorico. E mentre che Giuliano continuò questo lavoro che fu insino all’anno 1512, Antonio andò per tutto il dominio a rivedere e restaurare le fortezze et altre fabbriche pubbliche. Essendo poi col favore di esso papa Giulio stata rimessa in Fiorenza et in governo la casa de’ Medici, onde ella era nella venuta in Italia di Carlo Ottavo, re di Francia, stata cacciata, e stato cavato di palazzo Piero Soderini, fu riconosciuta dai Medici la servitù che Giuliano et Antonio avevano ne’ tempi a dietro avuta con quella illustrissima Casa. Et assunto non molto dopo la morte di Giulio Secondo Giovanni cardinale de’ Medici, fu forzato di nuovo Giuliano a trasferirsi a Roma, dove, morto non molto dopo Bramante, fu voluta dar la cura della fabbrica di San Piero a Giuliano, ma essendo egli macero dalle fatiche et abbattuto dalla vecchiezza e da un male di pietra che lo cruciava, con licenzia di Sua Santità se ne tornò a Fiorenza e quel carico fu dato al graziosissimo Raffaello da Urbino. E Giuliano passati due anni fu in modo stretto da quel suo male che si morì d’anni 74 l’anno 1517, lasciando il nome al mondo, il corpo alla terra e l’animo a Dio. Lasciò nella sua partita dolentissimo Antonio, che teneramente l’amava, et un suo figliuolo, nominato Francesco, che attendeva alla scultura ancora fusse d’assai tenera età. Questo Francesco, il quale ha salvato infino a oggi tutte le cose de’ suoi vecchi, e l’ha in venerazione, oltre a molte altre opere fatte in Fiorenza et altrove di scultura e d’architettura, è di sua mano in Or San Michele la Madonna, che vi è di marmo, col Figliuolo in collo, et in grembo a Santa Anna; la quale opera, che è di figure tonde et in un sasso solo, fu ed è tenuta bell’opera. Ha fatto similmente la sepoltura che papa Clemente fece fare a Monte Cassino di Piero de’ Medici, et altre opere, molte delle quali non si fa menzione, per essere el detto Francesco vivo. Antonio, dopo la morte di Giuliano, come quello che mal volentieri si stava, fece due Crucifissi grandi di legno, l’uno de’ quali fu mandato in Ispagna e l’altro fu da Domenico Buoninsegni, per ordine del cardinale Giulio de’ Medici vice cancelliere, portato in Francia. Avendosi poi a fare la fortezza di Livorno vi fu mandato, dal cardinale de’ Medici, Antonio a farne il disegno, il che egli fece se bene non fu poi messo interamente in opera, né in quel modo che Antonio l’aveva disegnato. Dopo, deliberando gl’uomini di Monte Pulciano, per i miracoli fatti da una imagine di Nostra Donna, di fare un tempio di grandissima spesa, Antonio fece il modello e ne divenne capo; onde due volte l’anno visitava quella fabbrica, la quale oggi si vede condotta a l’ultima perfezzione, che fu nel vero di bellissimo componimento e vario dall’ingegno d’Antonio con somma grazia condotta; e tutte le pietre sono di certi sassi che tirano al bianco in modo di tivertini; la quale opra è fuor della porta di San Biagio a man destra et a mezzo la salita del Poggio. In questo tempo ancora diede principio al palazzo d’Antonio di Monte cardinale di Santa Prassedia,