Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/112

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libro, un vecchio che messosi una carta in sul ginocchio copia tanto quanto San Matteo distende. E mentre che sta attento in quel disagio pare che egli torca le mascella e la testa, secondo che egli allarga et allunga la penna. Et oltra le minuzie delle considerazioni, che son pure assai, vi è il componimento di tutta la storia che certo è spartito tanto con ordine e misura, che egli mostrò veramente un sì fatto saggio di sé, che fece conoscere che egli voleva, fra coloro che toccavano i pennelli, tenere il campo senza contrasto. Adornò ancora questa opera di una prospettiva e di molte figure finite con tanto delicata e dolce maniera che fu cagione che papa Giulio facesse buttare atterra tutte le storie degli altri maestri e vecchi e moderni, e che Raffaello solo avesse il vanto di tutte le fatiche che in tali opere fussero state fatte sino a quell’ora. E se bene l’opera di Giovan Antonio Soddoma da Vercelli, la quale era sopra la storia di Raffaello, si doveva per commessione del Papa gettare per terra, volle nondimeno Raffaello servirsi del partimento di quella e delle grottesche, e dove erano alcuni tondi, che son quattro, fece per ciascuno una figura del significato delle storie di sotto, volte da quella banda dove era la storia; a quella prima, dove egli aveva dipinto la Filosofia e l’Astrologia, Geometria e Poesia che si accordano con la Teologia, v’è una femmina fatta per la cognizione delle cose, la quale siede in una sedia che ha per reggimento da ogni banda una dea Cibele, con quelle tante poppe con che dagli antichi era figurata Diana Polimaste; e la veste sua è di quattro colori, figurati per li elementi, da la testa in giù v’è il color del fuoco e sotto la cintura quel dell’aria, da la natura al ginocchio è il color della terra e dal resto per fino a’ piedi è il colore dell’acqua. E così la accompagnano alcuni putti veramente bellissimi. In un altro tondo volto verso la finestra che guarda in Belvedere, è finta Poesia, la quale è in persona di Polinnia coronata di lauro e tiene un suono antico in una mano et un libro nell’altra e sopra poste le gambe; e con aria e bellezza di viso immortale sta elevata con gl’occhi al cielo, accompagnandola due putti che sono vivaci e pronti e che insieme con essa fanno vari componimenti, e con le altre e da questa banda vi fé poi, sopra la già detta finestra, il monte di Parnaso. Nell’altro tondo, che è fatto sopra la storia dove i Santi Dottori ordinano la messa, è una Teologia con libri et altre cose attorno, co’ medesimi putti, non men bella che gl’altri. E sopra l’altra finestra che volta nel cortile, fece nell’altro tondo una Giustizia con le sue bilance e la spada inalberata, con i medesimi putti che a l’altre di somma bellezza, per aver egli nella storia di sotto della faccia fatto come si dà le leggi civili e le canoniche, come a suo luogo diremo. E così nella volta medesima in su le cantonate de’ peducci di quella, fece quattro storie disegnate e colorite con una gran diligenza, ma di figure di non molta grandezza. In una delle quali verso la Teologia fece il peccar di Adamo, lavorato con leggiadrissima maniera, il mangiare del pomo; et in quella dove è la Astrologia vi è ella medesima che pone le stelle fisse e l’erranti a’ luoghi loro. Nell’altra poi del monte di Parnaso è Marsia fatto scorticare a uno albero da Apollo; e, di verso la storia dove si danno i decretali, è il giudizio di Salamone quando egli vuol fare dividere il fanciullo. Le quali quattro istorie sono