Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/143

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e nella facciata che è dirimpetto a questa, dal lato di ponente, era un altare dove si diceva messa con una tavola di mano di fra’ Bartolomeo, come si è detto, et a canto all’altare la bigoncia da orare. Nel mezzo poi della sala erano panche in fila et a traverso, per i cittadini; e nel mezzo della ringhiera et in su le cantonate erano alcuni passi con sei gradi che facevano salita e commodo ai tavolacini, per raccorre i partiti. In questa sala, che fu allora molto lodata, come fatta con prestezza e con molte belle considerazioni, ha poi meglio scoperto il tempo gli errori dell’esser bassa, scura, malinconica e fuor di squadra. Ma nondimeno meritano il Cronaca e gl’altri di esser scusati, sì per la prestezza con che fu fatta, come volleno i cittadini, con animo d’ornarla col tempo di pitture e metter il palco d’oro, e sì perché infino allora non era stato fatto in Italia la maggior sala, ancor che grandissime siano quella del palazzo di S. Marco in Roma, quella del Vaticano fatta da Pio II et Innocenzio Ottavo, quella del castello di Napoli, del palazzo di Milano, d’Urbino, di Vinezia e di Padoa. Dopo questo fece il Cronaca, col consiglio dei medesimi, per salire a questa sala, una scala grande, larga sei braccia, ripiegata in due salite e ricca d’ornamenti di macigno, con pilastri e capitelli corinzi e cornici doppie, e con archi della medesima pietra, le volte a mezza botte e le finestre con colonne di mischio et i capitelli di marmo intagliato. Et ancora che questa opera fusse molto lodata, più sarebbe stata se questa scala non fusse riuscita malagevole e troppo ritta, essendo che si poteva far più dolce, come si sono fatte al tempo del Duca Cosimo, nel medesimo spazio di larghezza e non più, le scale nuove fatte da Giorgio Vasari, dirimpetto a questa del Cronaca, le quali sono tanto dolci et agevoli che è quasi il salirle come andare per piano. E ciò è stato opera del detto signor Duca Cosimo, il quale, come è in tutte le cose e nel governo de’ suoi popoli di felicissimo ingegno e di grandissimo giudizio, non perdona né a spesa, né a cosa veruna, perché tutte le fortificazioni et edificii publici e privati corrispondino alla grandezza del suo animo e siano non meno belli che utili, né meno utili che belli. Considerando dunque Sua Eccellenza che il corpo di questa sala è il maggiore e più magnifico e più bello di tutta Europa, si è risoluta, in quelle parti che sono difettose, d’acconciarla et in tutte l’altre col disegno et opera di Giorgio Vasari aretino farla ornatissima sopra tutti gl’edifizii d’Italia; e così, alzata la grandezza delle mura sopra il vecchio dodici braccia, di maniera che è alta, dal pavimento al palco, braccia trentadua, si sono ristaurati i cavalli fatti dal Cronaca, che reggono il tetto, e rimessi in alto con nuovo ordine e rifatto il palco vecchio che era ordinario e semplice e non ben degno di quella sala, con vario spartimento, ricco di cornici, pieno d’intagli e tutto messo d’oro, con trentanove tavole di pitture in quadri, tondi et ottangoli, la maggior parte de’ quali sono di nove braccia l’uno et alcuni maggiori, con istorie di pitture a olio, di figure, di sette o otto braccia le maggiori. Nelle quali storie, cominciandosi dal primo principio, sono gl’accrescimenti e gl’onori, le vittorie e tutti i fatti egregii della città di Fiorenza e del dominio; e particolarmente la guerra di Pisa e di Siena con una infinità d’altre cose, che troppo sarei lungo a raccontarle. E si è lasciato conveniente spazio di sessanta braccia per ciascuna delle facciate dalle bande, per fare in ciascuna tre storie che corrispondino al palco quanto