Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/150

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di Marco Ferrucci, scultore da Fiesole, il quale nella sua prima fanciullezza imparò i principii della scultura da Francesco di Simone Ferucci, scultore da Fiesole. E, se bene da principio imparò solamente a intagliare fogliami, acquistò nondimeno a poco a poco tanta pratica nel fare che non passò molto che si diede a far figure; di maniera che, avendo la mano resoluta e veloce, condusse le sue cose di marmo più con un certo giudizio e pratica naturale, che per disegno che egli avesse. Ma nondimeno attese un poco più all’arte, quando poi seguitò nel colmo della sua gioventù Michele Maini scultore, similmente da Fiesole. Il quale Michele fece nella Minerva di Roma il San Sebastiano di marmo, che fu tanto lodato in que’ tempi. Andrea dunque, essendo condotto a lavorare a Imola, fece negl’Innocenti di quella città una cappella di macigno che fu molto lodata. Dopo la quale opera se n’andò a Napoli, essendo là chiamato da Antonio di Giorgio da Settignano, grandissimo ingegneri et architetto del re Ferrante, appresso al quale era in tanto credito Antonio, che non solo maneggiava tutte le fabriche del regno, ma ancora tutti i più importanti negozii dello stato. Giunto Andrea in Napoli, fu messo in opera e lavorò molte cose nel castello di San Martino et in altri luoghi della città per quel re. Ma venendo a morte Antonio, poi che fu fatto sepelire da quel re non con esequie da architettore, ma reali e con venti coppie d’imbastiti che l’accompagnarono alla sepoltura, Andrea si partì da Napoli, conoscendo che quel paese non faceva per lui, e se ne tornò a Roma, dove stette per qualche tempo attendendo agli studi dell’arte et a lavorare. Dopo, tornato in Toscana, lavorò in Pistoia, nella chiesa di San Iacopo, la cappella di marmo dove è il battesimo, e con molta diligenza condusse il vaso di detto battesimo con tutto il suo ornamento. E nella faccia della cappella fece due figure grandi quanto il vivo di mezzo rilievo, cioè San Giovanni che battezza Cristo, molto ben condotta e con bella maniera. Fece nel medesimo tempo alcune altre opere piccole, delle quali non accade far menzione. Dirò bene che, ancora che queste cose fussero fatte da Andrea più con pratica che con arte, si conosce nondimeno in loro una resoluzione et un gusto di bontà molto lodevole. E nel vero se così fatti artefici avessero congiunto alla buona pratica et al giudizio il fondamento del disegno, vincerebbono d’eccellenza coloro che, disegnando perfettamente, quando si mettono a lavorare il marmo lo graffiano e con istento in mala maniera lo conducono, per non avere pratica e non sapere maneggiare i ferri con quella pratica che si richiede. Dopo queste cose, lavorò Andrea nella chiesa del Vescovado di Fiesole una tavola di marmo, posta nel mezzo fra le due scale che sagliono al coro di sopra, dove fece tre figure tonde et alcune storie di basso rilievo. Et in San Girolamo di Fiesole fece la tavolina di marmo che è murata nel mezzo della chiesa. Per la fama di queste opere venuto Andrea in cognizione, gli fu da gl’Operai di Santa Maria del Fiore, allora che Giulio cardinale de’ Medici governava Fiorenza, dato a fare la statua d’uno Apostolo di quattro braccia, in quel tempo dico che altre quattro simili ne furono allogate in un medesimo tempo: una a Benedetto da Maiano, una a Iacopo Sansovino, una a Baccio Bandinelli e l’altra a Michelagnolo Buonarroti; le quali statue avevano a essere insino al numero di dodici e doveano porsi dove i detti Apostoli sono in quel magnifico tempio dipinti di mano di Lorenzo di Bicci. Andrea, dunque, condusse la sua con più bella