Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/156

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tutti i pittori; il che affermano alcuni che ancora si ricordano averle veduto lavorare, e ne fanno fede i cartoni che ancor si ritruovano appresso i suoi successori. Parimente da sua posta fece poi il cataletto e dentrovi il corpo morto con l’altre cose che gli sono intorno tanto lodate, nella scuola di Santa Caterina da Siena; et ancora che alcuni sanesi, troppo amatori della lor patria, attribuischino queste opere ad altri, facilmente si conosce ch’elleno sono fattura di Timoteo, così per la grazia e dolcezza del colorito, come per altre memorie lasciate da lui in quel nobilissimo studio d’eccellentissimi pittori. Ora, benché Timoteo stesse bene et onoratamente in Roma, non potendo, come molti fanno, sopportare la lontananza della patria, essendovi anco chiamato ogni ora e tiratovi dagl’avisi degl’amici e dai preghi della madre già vecchia, se ne tornò a Urbino, con dispiacere di Raffaello, che molto per le sue buone qualità l’amava. Né molto dopo, avendo Timoteo a persuasione de’ suoi preso moglie in Urbino et innamoratosi della patria, nella quale si vedeva essere molto onorato, e, che è più, avendo cominciato ad avere figliuoli, fermò l’animo et il proposito di non volere più andare attorno nonostante, come si vede ancora per alcune lettere, che egli fusse da Raffaello richiamato a Roma. Ma non perciò restò di lavorare e fare di molte opere in Urbino e nelle città all’intorno. In Forlì dipinse una cappella insieme con Girolamo Genga suo amico e compatriota. E dopo fece una tavola tutta di sua mano che fu mandata a Città di Castello, et un’altra similmente ai Cagliesi. Lavorò anco in fresco a Castel Durante alcune cose che sono veramente da esser lodate, sì come tutte l’altre opere di costui, le quali fanno fede che fu leggiadro pittore nelle figure, ne’ paesi et in tutte l’altre parti della pittura. In Urbino fece in Duomo la cappella di San Martino ad instanza del vescovo Arrivabene mantovano, in compagnia del detto Genga; ma la tavola dell’altare et il mezzo della cappella sono interamente di mano di Timoteo. Dipinse ancora in detta chiesa una Madalena in piedi e vestita con picciol manto e coperta sotto di capelli infino a terra, i quali sono così belli e veri, che pare che il vento gli muova, oltre la divinità del viso, che nell’atto mostra veramente l’amore ch’ella portava al suo Maestro. In Santa Agata è un’altra tavola di mano del medesimo, con assai buone figure; et in San Bernardino fuor della città fece quella tanto lodata opera, che è a man diritta all’altare de’ Bonaventuri, gentiluomini urbinati; nella quale è con bellissima grazia per l’Annunziata, figurata la Vergine in piedi con la faccia e con le mani giunte e gl’occhi levati al cielo; e di sopra in aria in mezzo a un gran cerchio di splendore è un Fanciullo diritto, che tiene il piede sopra lo Spirito Santo in forma di colomba, e nella man sinistra una palla figurata per l’imperio del mondo; e con l’altra elevata, dà la benedizione; e dalla destra del Fanciullo è un Angelo, che mostra alla Madonna co ’l dito il detto Fanciullo. Abbasso, cioè al pari della Madonna, sono dal lato destro il Battista vestito d’una pelle di camelo squarciata a studio, per mostrare il nudo della figura, e dal sinistro un San Sebastiano tutto nudo, legato con bella attitudine a un arbore e fatto con tanta diligenza che non potrebbe aver più rilievo, né essere in tutte le parti più bello. Nella corte degl’illustrissimi d’Urbino sono di sua mano Apollo e due Muse mezze nude, in uno studiolo secreto, belle a maraviglia. Lavorò