Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/221

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fargli una sepoltura di marmo e ne diede cura a Baldassarre Petrucci pittor sanese, il quale fattone il modello, volle che Michelagnolo scultore suo amico e compatriota ne pigliasse carico sopra di sé. Michelagnolo dunque fece in detta sepoltura esso papa Adriano grande quanto il vivo, disteso in sulla cassa e ritratto di naturale, e sotto a quello in una storia pur di marmo, la sua venuta a Roma et il popolo romano, che va a incontrarlo e l’adora. Intorno poi sono in quattro nicchie, quattro Virtù di marmo: la Giustizia, la Fortezza, la Pace e la Prudenza, tutte condotte con molta diligenza dalla mano di Michelagnolo e dal consiglio di Baldassarre; bene è vero che alcune delle cose che sono in quell’opera, furono lavorate dal Tribolo scultore fiorentino allora giovanetto, e queste fra tutte furono stimate le migliori. E perché Michelagnolo con sottilissima diligenza lavorò le cose minori di quell’opera, le figure piccole che vi sono meritano di essere più che tutte l’altre lodate. Ma fra l’altre cose vi sono alcuni mischi con molta pulitezza lavorati e commessi tanto bene, che più non si può desiderare. Per le quali fatiche fu a Michelagnolo dal detto cardinale donato giusto et onorato premio e poi sempre carezzato mentre che visse; e nel vero a gran ragione, perciò che questa sepoltura e gratitudine non ha dato minor fama al cardinale che a Michelagnolo si facesse nome in vita e fama dopo la morte. La quale opera finita non andò molto che Michelagnolo passò da questa all’altra vita d’anni cinquanta in circa. Girolamo Santa Croce napolitano, ancor che nel più bel corso della sua vita, e quando di lui maggior cose si speravano, ci fusse dalla morte rapito, mostrò nell’opere di scultura, che in que’ pochi anni fece in Napoli, quello che arebbe fatto se fusse più lungamente vivuto. L’opere, adunque, che costui lavorò di scultura in Napoli, furono con quell’amore condotte e finite, che maggiore si può desiderare in un giovane che voglia di gran lunga avanzar gl’altri che abbiano inanzi a lui tenuto in qualche nobile esercizio molti anni il principato. Lavorò costui in San Giovanni Carbonaro di Napoli la capella del marchese di Vico, la quale è un tempio tondo, partito in colonne e nicchie, con alcune sepolture intagliate con molta diligenza. E perché la tavola di questa capella, nella quale sono di mezzo rilievo in marmo i Magi che offeriscono a Cristo, è di mano d’uno Spagnuolo, Girolamo fece a concorrenza di quella un San Giovanni di tondo rilievo in una nicchia così bello che mostrò non esser inferiore allo Spagnuolo né d’animo, né di giudizio; onde si acquistò tanto nome, che ancor che in Napoli fusse tenuto scultore maraviglioso, e di tutti migliore Giovanni da Nola, egli nondimeno lavorò mentre Giovanni visse a sua concorrenza, ancor che Giovanni fusse già vecchio et avesse in quella città, dove molto si costuma fare le capelle e le tavole di marmo, lavorato moltissime cose. Prese dunque Girolamo per concorrenza di Giovanni a fare una capella in Monte Oliveto di Napoli dentro la porta della chiesa a man manca, dirimpetto alla quale ne fece un’altra dall’altra banda Giovanni del medesimo componimento. Fece Girolamo nella sua una Nostra Donna quanto il vivo tutta tonda, che è tenuta bellissima figura. E perché misse infinita diligenza nel fare i panni, le mani e spiccare con straforamenti il marmo, la condusse a tanta perfezzione che fu openione che