Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/252

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Da Vinezia partito, se n’andò in Francia, dove fu con molte carezze dalla nazione fiorentina ricevuto. Quivi fatti alcuni quadri, che poi furono posti in Fontanableò nella galleria, gli donò al re Francesco, al quale piacquero infinitamente, ma molto più la presenza, il parlare e la maniera del Rosso, il quale era grande di persona, di pelo rosso conforme al nome, et in tutte le sue azzioni grave, considerato e di molto giudizio. Il re, adunque, avendogli subito ordinato una provisione di quattrocento scudi, e donatogli una casa in Parigi, la quale abitò poco per starsi il più del tempo a Fontanableò, dove aveva stanze e vivea da signore, lo fece capo generale sopra tutte le fabriche, pitture et altri ornamenti di quel luogo. Nel quale primieramente diede il Rosso principio a una galleria sopra la bassa corte, facendo di sopra non volta, ma un palco, o vero soffittato di legname con bellissimo spartimento; le facciate dalle bande fece tutte lavorate di stucchi, con partimenti bizzarri e stravaganti e di più sorti cornici intagliate, con figure ne’ reggimenti grandi quanto il naturale, adornando ogni cosa sotto le cornici, fra l’un reggimento e l’altro, di festoni di stucco ricchissimi, e d’altri di pittura con frutti bellissimi e verzure d’ogni sorte. E dopo, in un vano grande, fece dipignere col suo disegno (se bene ho inteso il vero) circa ventiquattro storie, a fresco, credo, dei fatti d’Alessandro Magno; facendo esso come ho detto tutti i disegni, che furono d’acquerello e di chiaro scuro. Nelle due testate di questa galleria sono due tavole a olio di sua mano disegnate e dipinte, di tanta perfezzione, che di pittura si può vedere poco meglio. Nell’una delle quali è un Bacco et una Venere, fatti con arte maravigliosa e con giudizio. È il Bacco un giovinetto nudo, tanto tenero, delicato e dolce, che par di carne veramente e palpabile, e più tosto vivo che dipinto. Et intorno a esso sono alcuni vasi finti d’oro, d’argento, di cristallo e di diverse pietre finissime, tanto stravaganti e con tante bizzarrie attorno, che resta pieno di stupore chiunche vede quest’opera con tante invenzioni. Vi è anco fra l’altre cose, un satiro, che lieva una parte d’un padiglione, la testa del quale è di maravigliosa bellezza in quella sua strana cera caprina, e massimamente, che par che rida e tutto sia festoso in veder così bel giovinetto. Èvvi anco un putto a cavallo sopra un orso bellissimo, e molti altri graziosi e belli ornamenti a torno. Nell’altro è un Cupido e Venere con altre belle figure. Ma quello in che pose il Rosso grandissimo studio fu il Cupido: perché finse un putto di dodici anni, ma cresciuto e di maggiori fattezze che di quella età non si richiede, et in tutte le parti bellissimo. Le quali opere vedendo il re, e piacendogli sommamente, pose al Rosso incredibile affezione, onde non passò molto, che gli diede un canonicato nella santa capella della Madonna di Parigi, et altre tante entrate et utili, che il Rosso con buon numero di servidori e di cavalli viveva da signore e facea banchetti e cortesie straordinarie a tutti i conoscenti et amici, e massimamente ai forestieri italiani, che in quelle parti capitavano. Fece poi un’altra sala, chiamata il Padiglione, perché è sopra il primo piano delle stanze di sopra, che viene a essere l’ultima sopra tutte l’altre et in forma di padiglione, la quale stanza condusse dal piano del pavimento fino agl’arcibanchi, con varii e belli ornamenti di stucchi, e figure tutte tonde spartite con egual distanza, con putti, festoni e varie sorti d’animali. E negli spartimenti de’ piani n’è una