Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/297

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Matteo Giberti far dipignere in Duomo nella capella grande alcune storie della Madonna, ne fece fare a Roma a Giulio Romano suo amicissimo i disegni, essendo datario di papa Clemente Settimo. Ma Giovanfrancesco, tornato il vescovo a Verona, non volle mai mettere que’ disegni in opera. Là dove il vescovo sdegnato gli fece fare a Francesco detto il Moro. Costui era d’openione, né in ciò si discostava dal vero, che il vernicare le tavole le guastasse e le facesse, più tosto che non farieno, divenir vecchie; e perciò adoperava, lavorando, la vernice negli scuri e certi olii purgati. E così fu il primo che in Verona facesse bene i paesi, perché se ne vede in quella città di sua mano che sono bellissimi. Finalmente, essendo Giovanfrancesco di 76 anni, si morì come buon cristiano, lasciando assai bene agiati i nipoti e Giovanni Caroti suo fratello, il quale, essendo stato un tempo a Vinezia, dopo avere atteso all’arte sotto di lui, se n’era a punto tornato a Verona quando Giovanfrancesco passò all’altra vita; e così si trovò con i nipoti a vedere le cose che loro rimasero dell’arte, fra le quali trovarono un ritratto d’un vecchio armato, benissimo fatto e colorito, il quale fu la miglior cosa che mai fusse veduta di mano di Giovanfrancesco, e così un quadretto, dentrovi un Deposto di croce, che fu donato al signor Spitech, uomo di grande autorità appresso al re di Pollonia, il quale allora era venuto a certi bagni che sono in sul Veronese. Fu sepolto Giovanfrancesco nella sua capella di San Niccolò nella Madonna dell’Organo, che egli aveva delle sue pitture adornata. Giovanni Caroti fratello del detto Giovanfrancesco, se bene seguitò la maniera del fratello, egli nondimeno esercitò la pittura con manco reputazione. Dipinse costui la su detta tavola della capella di San Niccolò, dove è la Madonna sopra le nuvole, e da basso fece il suo ritratto di naturale e quello della Placida sua moglie. Fece anco nella chiesa di San Bartolomeo, all’altare degli Schioppi, alcune figurette di Sante, e vi fece il ritratto di madonna Laura delli Schioppi, che fece fare quella capella, e la quale fu non meno per le sue virtù che per le bellezze celebrata molto dagli scrittori di que’ tempi. Fece anco Giovanni a canto al Duomo in San Giovanni in Fonte, in una tavoletta piccola un San Martino, e fece il ritratto di Messer Marcantonio della Torre quando era giovane, il quale riuscì poi persona litterata et ebbe publiche letture in Padova et in Pavia, e così anco Messer Giulio, le quali teste sono in Verona appresso degl’eredi loro. Al priore di San Giorgio dipinse un quadro d’una Nostra Donna, che come buona pittura è stato poi sempre e sta nella camera de’ priori. In un quadro dipinse la trasformazione d’Ateone in cervio, per Brunetto maestro d’organi, il quale la donò poi a Girolamo Cicogna, eccellente ricamatore et ingegnere del vescovo Giberti, et oggi l’ha Messer Vincenzio Cicogna suo figliuolo. Disegnò Giovanni tutte le piante dell’anticaglie di Verona, e gl’archi trionfali et il Colosseo, riviste dal Falconetto, architettore veronese, per adornarne il libro dell’antichità di Verona, il quale avea scritte e cavate da quelle proprie Messer Torello Saraina, che poi mise in stampa il detto libro, che da Giovanni Caroto mi fu mandato a Bologna, dove io allora faceva l’opera del refettorio di San Michele in Bosco, insieme col ritratto del reverendo padre don Cipriano da Verona, che due volte