Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/312

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ne faceva piante e disegni con quella stessa diligenza che avrebbe fatto se si avessero avuto a mettere in opera subitamente, et in questo, per modo di dire, tanto si perdeva, che non si degnava di far disegni di case private di gentiluomini, né per villa, né per le città, ancor che molto ne fusse pregato. Fu molte volte Giovanmaria a Roma, oltre le dette di sopra; onde avea tanto familiare quel viaggio, che per ogni leggeri occasione, quando era giovane e gagliardo, si metteva a farlo. Et alcuni che ancor vivono raccontano che, venendo egli un giorno a contesa con uno architetto forestiero che a caso si trovò in Verona, sopra le misure di non so che cornicione antico di Roma, disse Giovanmaria dopo molte parole: "Io mi chiarirò presto di questa cosa". Et andatosene di lungo a casa, si mise in viaggio per Roma. Fece costui due bellissimi disegni di sepolture per casa Cornara, le quali dovevano farsi in Vinezia in San Salvadore, l’una per la reina di Cipri di detta casa Cornara, e l’altra per Marco Cornaro cardinale, che fu il primo che di quella famiglia fusse di cotale dignità onorato. E per mettere in opera detti disegni furono cavati molti marmi a Carrara e condotti a Vinezia, dove sono ancora così rozzi nelle case di detti Cornari. Fu il primo Giovanmaria che portasse il vero modo di fabricare e la buona architettura in Verona, Vinezia et in tutte quelle parti: non essendo stato inanzi a lui chi sapesse pur fare una cornice o un capitello, né chi intendesse né misura, né proporzione di colonna, né di ordine alcuno, come si può vedere nelle fabriche che furono fatte inanzi a lui. La quale cognizione essendo poi molto stata aiutata da fra’ Iocondo, che fu ne’ medesimi tempi, ebbe il suo compimento da Messer Michele San Michele; di maniera che quelle parti deono per ciò essere perpetualmente obligate ai Veronesi, nella quale patria nacquero et in un medesimo tempo vissero questi tre eccellentissimi architetti, alli quali poi succedette il Sansovino, che oltre alla architettura, la quale già trovò fondata e stabilita dai tre sopra detti, vi portò anco la scultura, acciò con essa venissero ad avere le fabriche tutti quegl’ornamenti che loro si convengono. Di che si ha obligo, se è così lecito dire, alla rovina di Roma. Perciò che essendosi i maestri sparsi in molti luoghi, furono le bellezze di queste arti comunicate a tutta l’Europa. Fece Giovanmaria lavorare di stucchi alcune cose in Vinezia, et insegnò a mettergli in opera. Et affermano alcuni che, essendo egli giovane, fece di stucco lavorare la volta della capella del Santo in Padoa a Tiziano da Padoa et a molti altri, e ne fece lavorare in casa Cornara, che sono assai belli. Insegnò a lavorare a due suoi figliuoli, cioè ad Ottaviano, che fu anch’esso pittore, et a Provolo. Alessandro, suo terzo figliuolo, attese a fare armature in sua gioventù, e dopo, datosi al mestier del soldo, fu tre volte vincitor in steccato; e finalmente essendo capitano di fanteria, morì combattendo valorosamente sotto Turino nel Piamonte, essendo stato ferito d’una archibusata. Similmente Giovanmaria, essendo storpiato dalle gotte, finì il corso della vita sua in Padoa, in casa del detto Messer Luigi Cornaro, che l’amò sempre come fratello, anzi quanto se stesso. Et acciò che non fussero i corpi di coloro in morte separati, i quali aveva congiunti insieme con gl’animi, l’amicizia e la virtù in questo mondo, aveva disegnato esso Messer Luigi che nella sua stessa sepoltura, che si dovea fare, fusse riposto insieme con esso seco Giovanmaria et il facetissimo poeta Ruzzante, che fu suo familiarissimo e visse e morì in casa