Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/330

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Et avendo Michelagnolo fatto un disegno (il che mi si era scordato di sopra) al detto cardinale de’ Medici, d’un Tizio a cui mangia un avoltoio il cuore, Giovanni intagliò benissimo in cristallo; sì come anco fece con un disegno del medesimo Buonarroto un Fetonte che, per non sapere guidare il carro del sole, cadé in Po, dove piangendo le sorelle sono convertite in alberi. Ritrasse Giovanni madama Margherita d’Austria, figliuola di Carlo Quinto imperadore, stata moglie del duca Alessandro de’ Medici et allora donna del duca Ottavio Farnese, e questo fece a concorrenza di Valerio Vicentino; per le quali opere fatte al cardinale Farnese, ebbe da quel signore in premio un uffizio d’un giannizzero, del quale trasse buona somma di danari; Et oltre ciò, fu dal detto signor tanto amato, che n’ebbe infiniti altri favori. Né passò mai il cardinale da Faenza, dove Giovanni aveva fabricato una commodissima casa, che non andasse ad alloggiare con esso lui. Fermatosi dunque Giovanni in Faenza, per quietarsi dopo aver molto travagliato il mondo, vi si dimorò sempre; et essendogli morta la prima moglie, della quale non aveva avuto figliuoli, prese la seconda di cui ebbe due maschi et una femmina, con i quali, essendo agiato di possessioni e d’altre entrate, che gli rendevano meglio di quattrocento scudi, visse contento insino a sessanta anni. Alla quale età pervenuto, rendé l’anima a Dio il giorno della Pentecoste l’anno 1555. Matteo del Nassaro, essendo nato in Verona d’un Iacopo dal Nassaro calzaiuolo, attese molto nella sua prima fanciullezza non solamente al disegno, ma alla musica ancora, nella quale fu eccellente, avendo in quella per maestri avuto Marco Carrà et il Tromboncino veronesi, che allora stavano col marchese di Mantoa. Nelle cose dell’intaglio gli furono di molto giovamento due veronesi d’onorate famiglie, con i quali ebbe continua pratica: l’uno fu Niccolò Avanzi, il quale lavorò in Roma privatamente cammei, corniuole et altre pietre, che furono portate a diversi principi. Et hacci di quegli che si ricordano aver veduto [in] un lapislazaro largo tre dita, di sua mano, la Natività di Cristo con molte figure, il quale fu venduto alla duchessa d’Urbino come cosa singolare. L’altro fu Galeazzo Mondella, il quale, oltre all’intagliar le gioie, disegnò benissimo. Da questi due adunque avendo Matteo tutto quello che sapevano apparato, venutogli un bel pezzo di diaspro alle mani, verde e macchiato di gocciole rosse come sono i buoni, v’intagliò dentro un Deposto di croce con tanta diligenza, che fece venire le piaghe in quelle parti del diaspro che erano macchiate di sangue; il che fece essere quell’opera rarissima, et egli commendatone molto. Il quale diaspro fu venduto da Matteo alla marchesana Isabella da Este. Andatosene poi in Francia, dove portò seco molte cose di sua mano, perché gli facessero luogo in corte del re Francesco Primo, fu introdotto a quel signore, che sempre tenne in conto tutte le maniere de’ virtuosi; il quale re, avendo preso molte delle pietre da costui intagliate, toltolo al servigio suo et ordinatogli buona provisione, non l’ebbe men caro per essere eccellente sonatore di liuto et ottimo musico, che per il mestiere dell’intagliar le pietre. E di vero niuna cosa accende maggiormente gl’animi alle virtù, che il veder quelle essere apprezzate e premiate dai principi e signori,