Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/333

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pitture di mano di rari uomini, che non guardava a spesa niuna. Onde la sua casa in Vicenza è piena e di tante varie cose adorna, che è uno stupore, e nel vero si conosce che quando uno porta amore alla virtù, egli non resta mai infino alla fossa; onde n’ha merito e lode in vita, e si fa doppo la morte inmortale. Fu Valerio molto premiato delle fatiche sue, et ebbe ufizii e benefizii assai da que’ principi che egli servì. Onde possono quegli che sono rimasi doppo lui, mercé d’esso, mantenersi in grado onorato. Costui quando non poté più, per li fastidi che porta seco la vecchiezza, attendere all’arte, né vivere, rese l’anima a Dio l’anno 1546. Fu ne’ tempi a dietro in Parma il Marmita, il quale un tempo attese alla pittura poi si voltò allo intaglio, e fu grandissimo imitatore degli antichi. Di costui si vidde molte cose bellissime. Insegnò l’arte a un suo figliuolo chiamato Lodovico, che stette in Roma gran tempo col cardinal Giovanni de’ Salviati, e fece per questo signore quattro ovati intagliati di figure nel cristallo molto eccellenti, che fur messi in una cassetta d’argento bellissima, che fu donata poi alla illustrissima signora Leonora di Tolledo, duchessa di Fiorenza. Costui fece fra molte sue opere un cammeo con una testa di Socrate molto bella, e fu gran maestro di contrafar medaglie antiche, delle quali ne cavò grandissima utilità. Seguitò in Fiorenza Domenico di Polo fiorentino, eccellente maestro d’incavo, il quale fu discepolo di Giovanni delle Corgnole di che s’è ragionato; il qual Domenico a’ nostri giorni ritrasse divinamente il duca Alessandro de’ Medici, e ne fé conii in acciaio e bellissime medaglie con un rovescio, dentrovi una Fiorenza. Ritrasse ancora il duca Cosimo il primo anno che fu eletto al governo di Fiorenza; e nel rovescio fece il segno del capricorno e molti altri intagli di cose piccole che non scade farne memoria, e morì d’età d’anni 65. Morto Domenico, Valerio e il Marmita e Giovanni da Castel Bolognese, rimasono molti che gli hanno di gran lunga avanzati, come in Venezia Luigi Anichini ferrarese, il quale, di sottigliezza d’intaglio e di acutezza di fine, ha le sue cose fatto apparire mirabili; ma molto più ha passato innanzi a tutti in grazia, bontà et in perfezione e nell’essere universale, Alessandro Cesari, cognominato il Greco, il quale ne’ cammei e nelle ruote ha fatto intagli di cavo e di rilievo con tanta bella maniera, e così in conii d’acciaio in cavo con i bulini, ha condotte le minutezze dell’arte con quella estrema diligenza, che maggior non si può imaginare, e chi vuole stupire de’ miracoli suoi, miri una medaglia fatta a papa Pavolo Terzo del ritratto suo che par vivo, col suo rovescio, dove Alessandro Magno che, gettato a’ piedi del gran sacerdote di Ierosolima, lo adora, che non figure da stupire e che non è possibile far meglio; e Michelagnolo Buonarroti stesso guardandole, presente Giorgio Vasari, disse che era venuto l’ora della morte nell’arte perciò che non si poteva veder meglio. Costui fé per papa Iulio Terzo la sua medaglia l’anno santo 1550, con un rovescio di que’ prigioni che al tempo degli antichi erano ne’ lor giubilei liberati, che fu bellissima e rara medaglia, con molti altri conii e ritratti per le zecche di Roma, la quale ha tenuta esercitata molti anni. Ritrasse Pierluigi Farnese duca di Castro, il duca Ottavio suo figliuolo, et al cardinale Farnese fece in una medaglia il suo ritratto: cosa rarissima, ché la testa fu d’oro e ’l campo d’argento. Costui condusse la testa