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VITA D’ANTONIO DA SANGALLO ARCHITETTORE FIORENTINO

Quanti principi illustri e grandi, e d’infinite ricchezze abbondantissimi, lasciarebbono chiara fama del nome loro, se con la copia de’ beni della fortuna avessero l’animo grande et a quelle cose volto, che non pure abbeliscono il mondo, ma sono d’infinito utile e giovamento universalmente a tutti gl’uomini? E quali cose possono o devrebbono fare i principi e grandi uomini, che maggiormente e nel farsi, per le molte maniere d’uomini che s’adoperano, e fatte, perché durano quasi in perpetuo, che le grande e magnifiche fabbriche et edifizii? E di tante spese che fecero gl’antichi Romani, allora che furono nel maggior colmo della grandezza loro, che altro n’è rimaso a noi, con eterna gloria del nome romano, che quelle reliquie di edifizii, che noi come cosa santa onoriamo e come sole bellissime c’ingegniamo d’imitare? Alle quali cose quanto avessero l’animo volto alcuni prìncipi che furono al tempo d’Antonio Sangallo architettore fiorentino, si vedrà ora chiaramente nella vita che di lui scriviamo. Fu dunque figliuolo Antonio, di Bartolomeo Picconi di Mugello bottaio, et avendo nella sua fanciullezza imparato l’arte del legnaiuolo, si partì di Fiorenza, sentendo che Giuliano da San Gallo suo zio era in facende a Roma insieme con Anton suo fratello; perché da bonissimo animo, volto a le facende dell’arte dell’architettura, e seguitando quegli, prometteva di sé que’ fini che nella età matura cumulatamente veggiamo per tutta l’Italia, in tante cose fatte da lui. Ora avvenne che essendo Giuliano, per lo impedimento che ebbe di quel suo male di pietra, sforzato ritornare a Fiorenza, Antonio venne in cognizione di Bramante da Casteldurante architetto, che cominciò per esso, che era vecchio e dal parletico impedito le mani non poteva come prima operare, a porgergli aiuto ne’ disegni che si facevano; dove Antonio tanto nettamente e con pulitezza conduceva, che Bramante trovandogli di parità misuratamente corrispondenti, fu sforzato lasciargli la cura d’infinite fatiche che egli aveva a condurre, dandogli Bramante l’ordine che voleva, e tutte le invenzioni e componimenti che per ogni opera s’avevano a fare. Nelle quali con tanto giudizio e spedizione e diligenza si trovò servito da Antonio, che l’anno MDXII Bramante gli diede la cura del corridore che andava a’ fossi di Castel Santo Agnolo, della quale opera cominciò avere una provisione di dieci scudi il mese. Ma seguendo poi la morte di Giulio II l’opera rimase imperfetta. Ma lo aversi acquistato Antonio già nome di persona ingegnosa nella architettura, e che nelle cose delle muraglie avesse bonissima maniera, fu cagione che Alessandro primo cardinal Farnese, poi papa Paulo III, venne in capriccio di far restaurare il suo palazzo vecchio, ch’egli in Campo di Fiore con la sua famiglia abitava. Per la quale opera disiderando Antonio venire in grado, fece più disegni in variate maniere. Fra i quali uno che ve n’era accomodato, con due appartamenti, fu quello che a Sua Santità reverendissima piacque, avendo