Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/370

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quelle che sono nelle medaglie antiche: volendo per ciò dimostrare la dote che esso Gostantino diede alla chiesa romana. Fece Giulio in questa storia molte femine che ginocchioni stanno a vedere cotale cerimonia, le quali sono bellissime, et un povero che chiede la limosina, un putto sopra un cane che scherza, et i lanzi della guardia del papa che fanno far largo e star indietro il popolo, come si costuma. E fra i molti ritratti che in questa opera sono, vi si vede di naturale esso Giulio pittore et il conte Baldassarre Castiglioni formator del Cortigiano e suo amicissimo, il Pontano, il Marullo e molti altri letterati e cortigiani. Intorno e fra le finestre dipinse Giulio molte imprese e poesie che furono vaghe e capricciose, onde piacque molto ogni cosa al Papa, il quale lo premiò di cotale fatiche largamente. Mentre che questa sala si dipigneva, non potendo essi sodisfar anco in parte agl’amici, fecero Giulio e Giovanfrancesco in una tavola una assunzione di Nostra Donna che fu bellissima, la quale fu mandata a Perugia e posta nel monasterio delle monache di Montelucci. E dopo Giulio ritiratosi da sé solo, fece in un quadro una Nostra Donna con una gatta dentrovi, tanto naturale che pareva vivissima: onde fu quel quadro chiamato il quadro della gatta. In un altro quadro grande fece un Cristo battuto alla colonna, che fu posto sopra l’altare della chiesa di Santa Prasedia in Roma. Né molto dopo Messer Giovanmatteo Giberti, che fu poi vescovo di Verona, che allora era datario di papa Clemente, fece far a Giulio, che era molto suo dimestico amico, il disegno d’alcune stanze che si murarono di mattoni vicino alla porta del palazzo del papa, le quali rispondono sopra la piazza di San Piero, dove stanno a sonare i trombetti quando i cardinali vanno a Concistoro, con una salita di commodissime scale che si possono salire a cavallo et a piedi. Al medesimo Messer Giovan Matteo fece in una tavola una lapidazione di Santo Stefano, la quale mandò a un suo benefizio in Genova, intitolato S. Stefano; nella qual tavola, che è per invenzione, grazia e componimento bellissima, si vede, mentre i Giudei lapidano S. Stefano, il giovane Saulo sedere sopra i panni di quello. Insomma non fece mai Giulio la più bell’opera di questa, per le fiere attitudini de’ lapidatori e per la bene espressa pacienza di Stefano; il quale pare che veramente veggia sedere Gesù Cristo alla destra del Padre in un cielo dipinto divinamente. La quale opera insieme col benefizio diede Messer Giovan Matteo a’ monaci di Monte Oliveto, che n’hanno fatto un monasterio. Fece il medesimo Giulio a Iacopo Fuccheri tedesco, per una cappella che è in Santa Maria de Anima in Roma, una bellissima tavola a olio, nella quale è la Nostra Donna, S. Anna, S. Giuseppo, San Iacopo, San Giovanni putto e ginocchioni e San Marco Evangelista che ha un leone a’ piedi, il quale standosi a giacere con un libro, ha i peli che vanno girando secondo ch’egli è posto. Il che fu difficile e bella considerazione, senza che il medesimo leone ha corte ale sopra le spalle con le penne così piumose e morbide, che non pare quasi da credere che la mano d’un artefice possa cotanto imitare la natura. Vi fece oltre ciò un casamento che gira a uso di teatro in tondo, con alcune statue così belle e bene accommodate, che non si può veder meglio. E fra l’altre, vi è una femina che filando guarda una sua chioccia et alcuni pulcini, che non può esser cosa più naturale. E sopra la Nostra Donna sono alcuni putti che sostengono un