Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/402

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Adamo ignudo, bellissimo et artifizioso, che oppresso dal sonno giace, mentre che Eva vivissima a man giunte si leva in piedi e riceve la benedizzione dal suo fattore: la figura del quale è fatta di aspetto ricchissimo e grave, in maestà, diritta, con molti panni attorno, che vanno girando con i lembi l’ignudo; e da una banda a man ritta due Evangelisti, de’ quali finì tutto il S. Marco et il San Giovanni, eccetto la testa et un braccio ignudo. Fecevi in mezzo fra l’uno e l’altro, due puttini che abracciano per ornamento un candeliere, che veramente son di carne vivissimi, e similmente i Vangelisti molto belli, nelle teste e ne’ panni e braccia e tutto quel che lor fece di sua mano. La quale opera, mentre che egli fece, ebbe molti impedimenti, e di malattie e d’altri infortuni, che accaggiono giornalmente a chi ci vive; oltraché dicono che mancarono danari ancora a quelli della Compagnia; e talmente andò in lungo questa pratica che l’anno 1527 venne la rovina di Roma, che fu messa quella città a sacco, e spento molti artefici e distrutto e portato via molte opere. Onde Perino, trovandosi in tal frangente et avendo donna et una puttina, con la quale corse in collo per Roma per camparla di luogo in luogo, fu in ultimo miserissimamente fatto prigione, dove si condusse a pagar taglia con tanta sua disavventura, che fu per dar la volta al cervello. Passato le furie del Sacco, era sbattuto talmente per la paura che egli aveva ancora, che le cose dell’arte si erano allontanate da lui; ma nientedimeno fece per alcuni soldati spagnuoli tele a guazzo et altre fantasie e, rimessosi in assetto, viveva come gli altri poveramente. Solo fra tanti il Baviera, che teneva le stampe di Raffaello, non aveva perso molto, onde per l’amicizia ch’egli aveva con Perino, per intrattenerlo gli fece disegnare una parte d’istorie, quando gli dèi si trasformano per conseguire i fini de’ loro amori. I quali furono intagliati in rame da Jacopo Caraglio eccellente intagliatore di stampe. Et invero in questi disegni si portò tanto bene che, riservando i dintorni e la maniera di Perino, e tratteggiando quegli con un modo facilissimo, cercò ancora dar loro quella leggiadria e quella grazia che aveva dato Perino a’ suoi disegni. Mentre che le rovine del Sacco avevano distrutta Roma e fatto partir di quella gli abitatori et il Papa stesso, che si stava in Orvieto, non essendovi rimasti molti e non si facendo faccenda di nessuna sorte, capitò a Roma Niccola Viniziano, raro et unico maestro di ricami, servitore del principe Doria, il quale, e per l’amicizia vecchia che aveva con Perino e perché egli ha sempre favorito e voluto bene agli uomini de l’arte, persuase a Perino a partirsi di quella miseria et inviarsi a Genova, promettendogli che egli farebbe opera con quel prencipe, che era amatore e si dilettava della pittura, che gli farebbe fare opere grosse; e massimamente che sua eccellenza gli aveva molte volte ragionato che arebbe avuto voglia di far un appartamento di stanze con bellissimi ornamenti. Non bisognò molto persuader Perino per che, essendo dal bisogno oppresso e dalla voglia di uscir di Roma appassionato, deliberò con Niccola partire. E dato ordine di lasciar la sua donna e la figliuola bene accompagnata a’ suoi parenti in Roma, et assettato il tutto, se ne andò a Genova. Dove arrivato, e per mezzo di Niccola fattosi noto a quel prencipe, fu tanto grato a sua eccellenza la sua venuta, quanto cosa che in sua vita per trattenimento avesse mai avuta. Fattogli dunque accoglienze e