Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/409

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di quella pittura, non la lasciarono rovinare, anzi, fatto tagliare attorno il muro, la fecero allacciare con ferri e travi e collocarla sotto l’organo di San Piero in un luogo dove non era né altare, né cosa ordinata. Et innanzi che fusse rovinato il muro che era intorno alla Madonna, Perino ritrasse Orso dell’Anguillara senator romano, il quale coronò in Campidoglio Messer Francesco Petrarca che era a’ piedi di detta Madonna. Intorno alla quale, avendosi a far certi ornamenti di stucchi e di pitture, et insieme mettervi la memoria di un Niccolò Acciaiuoli, che già fu senator di Roma, fecene Perino i disegni e vi messe mano subito, et aiutato da’ suoi giovani e da Marcello Mantovano suo creato, l’opera fu fatta con molta diligenza. Stava nel medesimo San Pietro il Sacramento, per rispetto della muraglia, molto [poco] onorato. Laonde, fatti sopra la compagnia di quello uomini deputati, ordinorono che si facesse in mezzo la chiesa vecchia una cappella da Antonio da Sangallo, parte di spoglie di colonne di marmo antiche e parte d’altri ornamenti e di marmi e di bronzi e di stucchi, mettendo un tabernacolo in mezzo di mano di Donatello per più ornamento, onde vi fece Perino un sopra cielo bellissimo, [con] molte storie minute delle figure del Testamento Vecchio, figurative del Sacramento. Fecevi ancora in mezzo a quella una storia un po’ maggiore, dentrovi la cena di Cristo con gli Apostoli e sotto duoi Profeti che mettono in mezzo il corpo di Cristo. Fece far anco il medesimo alla chiesa di San Giuseppo vicino a Ripetta da que’ suoi giovani la cappella di quella chiesa, che fu poi ritocca e finita da lui. Il quale fece similmente fare una cappella nella chiesa di San Bartolomeo in Isola con suoi disegni, la quale medesimamente ritoccò; et in San Salvatore del Lauro fece dipignere all’altar maggiore alcune storie e nella volta alcune grottesche; così di fuori nella facciata una Annunziata, condotta da Girolamo Sermoneta suo creato. Così adunque, parte per non potere e parte perché gl’incresceva, piacendoli più il disegnare che il condur l’opere, andava seguitando quel medesimo ordine che già tenne Raffaello da Urbino nell’ultimo della sua vita; il quale quanto sia dannoso e di biasimo ne fanno segno l’opere de’ Chigi e quelle che son condotte da altri, come ancora mostrano queste che fece condurre Perino; oltraché elle non hanno arrecato molto onore a Giulio Romano ancora quelle che non sono fatte di sua mano. Et ancora che si faccia piacere a’ prencipi, per dar loro l’opere presto, e forse benefizio agli artefici che vi lavorono, se fussino i più valenti del mondo non hanno mai quello amore alle cose d’altri, il che altri vi ha da se stesso. Né mai, per ben disegnati che siano i cartoni, si imita appunto e propriamente come fa la mano del primo autore. Il quale vedendo andare in rovina l’opera, disperandosi la lascia precipitare affatto; onde che chi ha sete d’onore debbe far da sé solo. E questo lo posso io dir per prova, che avendo faticato con grande studio ne’ cartoni della sala della cancelleria nel palazzo di San Giorgio di Roma che, per aversi a fare con gran prestezza in cento dì vi si messe tanti pittori a colorirla, che diviarono talmente da’ contorni e bontà di quelli, che feci proposito, e così ho osservato, che d’allora in qua nessuno ha messo mano in sull’opere mie. Laonde chi vuol conservare i nomi e l’opere, ne faccia meno e tutte di man sua, se e’ vuol conseguire quell’intero onore che cerca acquistare un bellissimo